IL RAPPORTO

Twitter non decolla nella PA

Secondo il rapporto Nexa Center del Politecnico di Torino solo lo 0,01% delle amministrazioni ha un profilo attivo sul microblogging. Male i ministeri, i piccoli enti più interessati

Pubblicato il 30 Nov 2012

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I social network contano sempre più utenti anche in Italia, tanto che il mondo delle aziende ha già adottato da tempo strategie pubblicitarie e commerciali che sfruttano le potenzialità di questi canali così popolari e popolati. Non altrettanto si può dire per la Pubblica Amministrazione, ancora poco avvezza alla comunicazione tramite post e tweet. Lo dimostra #TwitterPA 2012, il rapporto stilato da Nexa Center for Internet & Society del Politecnico di Torino con Giovanni Arata, specialista delle dinamiche di e-government.

In un Paese ancora fortemente in ritardo nel recupero del digital divide e in cui, a causa della spending review, rischia di saltare anche la connessione adsl di alcuni uffici pubblici, non stupisce che gli enti locali non abbiano molta confidenza con Twitter. Eppure si tratta di un canale “d’oro” per la comunicazione istituzionale che, se implementato a dovere, potrebbe raggiungere un bacino di utenza in continua espansione. A settembre 2012, infatti, Twitter registrava 3,64 milioni di iscritti italiani, con una media di nuovi arrivati pari a 160 mila ogni mese, anche grazie alla capillare diffusione di smartphone e tablet.

Il rapporto appena pubblicato alza il velo sulla scarsa sensibilità di comuni, province, regioni e ministeri italiani nei confronti delle potenzialità del microblogging. Sono soltanto 291 i profili ufficiali della PA attivi su Twitter, pari allo 0,01% della totalità degli enti pubblici del nostro Paese. I meno preparati, paradossalmente, sono proprio i dicasteri, ultimi per presenza sul social network dopo regioni, province e comuni.

Questi ultimi hanno in generale le migliori performance. Sono proprio alcuni comuni ad avere, infatti, il numero più alto di follower (Torino vince su tutti con 50 mila “seguaci”, poi Napoli con 12 mila e, eccezione nel panorama dell’esecutivo, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali con 8 mila). Le piccole realtà si mostrano più interessate e sono quelle che raccolgono più follower: più è circoscritto un territorio, più la sua la comunicazione in 140 caratteri sarà incisiva e utile. Si spiega così il successo dei tweet delle amministrazioni comunali e di qualche provincia, fra cui Bari, Milano, Firenze e Cagliari, aiutato anche dai profili personali di sindaci o assessori più in vista anche a livello nazionale.

Se i piccoli attori sembrano vincere per presenza, non brillano però per qualità dei tweet. L’analisi ha registrato una sostanziale mancanza di consapevolezza delle regole e delle dinamiche di comunicazione su Twitter, anche riguardo alla pertinenza dei contenuti da veicolare. In questo senso, sono più mature le PA nelle grandi realtà: l’aggiornamento dei loro profili è più frequente, l’utilizzo dell’hashtag è sempre più diffuso e sempre più corretto(dal 15,6% dell’anno scorso all’attuale 42,3% del campione), così come quello di retweet e mention (rispettivamente il 33,3% e il 23,4% dei profili esaminati).

Riguardo ai contenuti, le PA devono ancora imparare la differenza fra Twitter e Facebook. La tendenza diffusa è quella di affidare ai tweet contenuti, come foto e video, apprezzati sul social network di Zuckerberg, ma non adatti al microblogging. Al contrario, sarebbe proficuo collegare notizie sull’attualità locale ai grandi temi nazionali, in modo da ottenere facilmente quella visibilità altrimenti non garantita dai media tradizionali, oltre a una maggiore partecipazione della cittadinanza.

Ultimo aspetto: non c’è sufficiente attenzione al fenomeno dei fake. I falsi profili “crescono dal punto di vista quantitativo, ne sono stati individuati oltre 20 durante il censimento per #TwitterPA 2012, un numero doppio rispetto al Rapporto 2011 ma soprattutto evidenziano una sempre maggiore capacità mimetica, risultando talvolta indistinguibili dai profili veri”.

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