“I diritti non vengono in alcuna maniera alienati, il contraente non ha alcuna facoltà di impiegare le immagini concesse per mostre o altri utilizzi non autorizzati, e il patrimonio rimane fermamente nelle mani della Repubblica Italiana”. Con queste parole Le Gallerie degli Uffizi replicano a quanto pubblicato oggi da Repubblica sull’accordo sulla concessione in uso di 17 immagini da parte del complesso museale fiorentino alla società milanese Cinello, firmato nel dicembre 2016 (e scaduto nel dicembre 2021).
“Il legislatore – si precisa – ha dato delle risposte puntuali e precise già molto prima dell’invenzione (nel 2014) della specifica tecnologia di certificazione in questione, ovvero nella legge Ronchey del 1994, e ancora nel codice Urbani del 2004, oggi in vigore”.
Si spiega poi che nel contratto con Cinello – accordo “trasmesso alla Direzione generale competente a Roma nel 2017, come di prassi” senza aver “suscitato alcun commento o rilievo” – “è richiamata in modo esplicito la non esclusività della concessione, nell’assoluta conformità con la normativa applicabile”.
Inoltre il “contraente privato – si legge ancora – non pratica alcuna ‘intermediazione’ per conto dello Stato, ma agisce nel nome e per conto proprio, senza alcun interesse o investimento del museo. La percentuale a favore del museo non è affatto bassa ma al contrario, con il 50% dei ricavi netti è congruamente alta, dato che le quote per l’utilizzo delle immagini solitamente si aggirano tra il 10% e il 25%, a seconda del prodotto e del mercato specifico per cui viene autorizzato l’uso”. “Nei fatti – conclude la nota degli Uffizi -, un’alienazione non c’è stata, e non poteva esserci, perché la legge non lo prevede. E un immaginario accordo che dicesse il contrario semplicemente sarebbe nullo”.
L’articolo di Repubblica
Secondo quanto scritto da Repubblica riportando un servizio de Le Iene, ci sarebbe un allarme al Mic per la possibilità di perdere “la gestione, il controllo e lo sfruttamento” delle riproduzioni digitali (Nft) di alcuni dei capolavori più importanti del nostro Paese. Per questo nei mesi scorsi, il direttore generale dei Musei del ministero, Massimo Osanna, avrebbe firmato una circolare per bloccare i contratti con la società Cinello di Milano, che gestisce gli Nft decidendo anche di non rinnovare quelli già in essere. Il servizio de Le Iene, a firma di Marco Occhipinti, si dice che il sottosegretario al Mic, Lucia Borgonzoni, avrebbe avvertito tutti i direttori dei musei di “stare attenti ai contratti che vengono firmati e che non possono esserci dei furbetti che magari sfruttano le immagini dei nostri musei in modo che può essere illegittimo o comunque a vantaggio loro”.
Secondo quanto scritto da quotidiano, i musei coinvolti sarebbero 11, tra questi gli Uffizi di Firenze, con circa 40 opere tra le più famose, a partire dal Tondo Doni di Michelangelo, venduto per 240mila euro. Ma ci sarebbero anche la Pilotta di Parma, la Reggia di Caserta, la Pinacoteca di Brera, il museo di Capodimonte e l’Archeologico di Napoli. Proprio la vendita del ‘Tondo Doni’ avrebbe suscitato le perplessità del Mic che ha insediato un’apposita commissione “che dovrà cercare di mettere ordine ed evitare che quello che è accaduto si ripeta”, conclude Repubblica.
La reazione della politica
I partiti chiedono regoli più stringenti per il settore. “Il mercato dell’arte digitale e degli Nft ( Non-Fungible Token) è arrivato a un punto tale per cui non si può più procedere senza una precisa regolamentazione dice la senatrice Michela Montevecchi, segretario dell’Ufficio di presidenza commissione Cultura – Non solo per il giro d’affari che muove, ma ancor più per la tutela del nostro patrimonio. Come apprendiamo da notizie di stampa, infatti, il caso della società milanese che ha realizzato – sembrerebbe senza alcuna procedura pubblica – la versione digitale del Tondo Doni, opera della quale ora sembrerebbe avere i diritti esclusivi, scoperchia un mondo connotato da una deregulation di cui la prima vittima rischia di essere proprio la nostra arte e la sua fruizione”.
“Ritengo dunque sia diventato urgente e non più procrastinabile avviare un’indagine conoscitiva in commissione Cultura sugli Nft e sul mercato dell’arte digitale, che da tempo sto chiedendo in Ufficio di Presidenza, anche in considerazione dell’Affare assegnato sul metaverso e sulle sue implicazioni per l’ordinamento giuridico avviato in commissione Affari Costituzionali su proposta del collega del M5s, Danilo Toninelli – conclude Montevecchi – Il nostro lavoro in commissione Cultura andrebbe cosi’ a integrare e completare il lavoro sul metaverso. Tutto ciò è essenziale per fornire al legislatore un quadro conoscitivo che gli permetta di valutare tempestivamente le azioni da intraprendere senza attendere, come spesso accade, di essere superato dai fatti e di arrivare in ritardo nella gestione dei fenomeni. Esorto dunque il Presidente della Commissione a trovare i tempi e i modi per avviare tempestivamente l’indagine in commissione”.
Sulla regolamentazione spinge la Lega. “Gli Nft (Non-Fungible Token) stanno prendendo sempre più piede sia sul mercato nazionale che su quello internazionale – dichiarano in una nota i deputati della Lega in commissione Istruzione, Cultura e Sport – Si rende dunque necessario normare il settore con una specifica regolamentazione. Soprattutto per quanto concerne il settore dell’arte digitale delle riproduzioni, visti anche i casi del Tondo Doni e degli Uffizi, è sempre più necessaria una tutela normativa. L’Italia possiede il più ampio patrimonio culturale a livello mondiale: è importante farsi trovare preparati di fronte alle nuove sfide del futuro e creare le giuste condizioni affinché il nostro Paese sia il luogo principe dove fare sviluppare queste nuove tecnologie. Per questi motivi chiediamo, in audizione in commissione cultura, un tavolo di confronto con esperti del settore per capire il fenomeno delle Nft e Cobe al fine di tutelare il patrimonio artistico italiano”.
“Siamo certamente favorevoli alla digitalizzazione, ma il fenomeno va regolamentato, evitando che il nostro patrimonio venga svenduto – evidenzia invece il responsabile Cultura e Innovazione di Fratelli d’Italia, deputato Federico Mollicone – Presenteremo un question time al ministro Franceschini per chiarire i criteri e l’iter seguito dagli accordi sugli Nft, dopo la vicenda degli Uffizi, e se il Ministero fosse stato in passato a conoscenza del processo in corso. Vogliamo sapere quali e quanti musei hanno sottoscritto questi accordi una conseguenza dell’autonomia dei musei, che senza controllo rischia di creare effetti distorsivi. Il rischio di perdere la titolarità delle nostre opere piú importanti rischia di essere un attacco alla sovranità digitale. Chiediamo trasparenza”.
“Il pronto incardinamento in commissione Cultura alla Camera e la buona accoglienza da parte di tutti i gruppi parlamentari della nostra richiesta di avvio di un’indagine conoscitiva approfondita sulla diffusione dirompente degli Nft in ambito culturale è un’ottima notizia – dice i deputati dem della commissione Cultura alla Camera, Rosa Maria Di Giorgi, capogruppo Pd, e Paolo Lattanzio – E’ la dimostrazione di come il Pd, in raccordo con il ministero della Cultura, stia sul pezzo e sia in grado di intercettare e dare risposte anche alle nuove esigenze del mondo culturale. I cosiddetti Not fungible token, ovvero i certificati di ‘proprietà’ sulle opere digitali, l’innovazione digitale nel suo complesso e l’impatto che essi hanno nell’ecosistema culturale, sono temi fondamentali con i quali si dovranno confrontare tutti gli attori del sistema culturale italiano, per non rischiare di trovarsi in ritardo rispetto ad altri settori. L’indagine, attraverso la comprensione della tecnologia blockchain e degli Nft e partendo dal lavoro di analisi svolto dal MiC e dal Mise, si soffermerà sulle istituzioni culturali italiane che hanno inglobato e fatto propria una policy digitale innovativa attraverso nuovi concetti di mostre e interazione col pubblico. Al fine di disporre di un quadro affidabile sulla materia, saranno auditi prima i rappresentati della Commissione esperti di Blockchain del Mise, del MiC, della Direzione Nazionale Musei, del Comitato tecnico-scientifico per i musei e i componenti della Digital Library. Poi si procederà alle audizioni dei direttori di alcuni musei italiani che hanno approcciato al mondo della cripto art, degli esperti di settore e di artisti, accademici e rappresentanti delle istituzioni culturali che promuovono la rivoluzione digitale nel mondo della cultura. Per giungere alla necessaria regolamentazione del settore sarà utile comprendere in che misura e a quali condizioni l’uso del sistema di tokenizzazione e delle nuove tecnologie digitali ha delle potenzialità sull’intero ecosistema culturale italiano”.
La reazione degli esperti
“Alla base degli Nft c’è sempre una digitalizzazione delle opere, che non faccio io, la fa un esterno, e chi mi garantisce che di queste opere digitalizzate poi non ne faccia un uso improprio? Ci saranno dei contratti, ma dopo un po’ di tempo, o anche subito, ci potrebbe essere un mercato nero. Non ho assolutamente nessuna garanzia. La trovo una soluzione rischiosa per i beni culturali perche’ se un terzo digitalizza vuole dire che io non ho assolutamente piu’ il controllo su queste opere perche’ potrebbe fare quello che vuole – spiega Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze – Ovviamente mi sono informata perché avevo pensato che potesse essere una cosa interessante, anche attuale e giusta per i nostri tempi, ma ci sfugge completamente il controllo sulle opere statali”. Hollberg si e’ quindi detta “assolutamente d’accordo” con il ministero: si sta parlando “del patrimonio culturale di questo Paese e dobbiamo fare molta attenzione affinche’ non venga svenduto”. La direttrice sta portando avanti da qualche anno una battaglia per la difesa dell’immagine del David di Michelangelo, custodito nel museo fiorentino. “I diritti dell’immagine sono anche una fonte di guadagno eccezionale – ha aggiunto – qui lo Stato puo’ incassare molti soldi perche’ c’e’ la tutela statale, la conservazione, la manutenzione che sono molto impegnative dal punto di vista finanziario, quindi e’ anche giusto che ci siano degli incassi. E per fortuna il codice dei beni culturali aveva predisposto questa possibilita’ sulla quale io mi sono lanciata nel 2017 proprio per tutelare l’immagine del David. E noi adesso incassiamo tanti soldi e siamo solo all’inizio”.
“Ben vengano linee guida dal ministero della Cultura e corsi di aggiornamento” per i musei sul tema degli Nft dell’arte, i ‘not fungible token’, riproduzioni digitali di opere d’arte registrate nella blockchain e numerate”, dice all’Ansa il direttore della Galleria nazionale delle Marche di Urbino Luigi Gallo. Secondo Gallo “ha fatto bene, anzi benissimo” la direzione genarle del Mic a frenare su questo fronte e a prendere del tempo per la riflessione. “Quando sono arrivato a Urbino, nell’autunno 2020 – racconta – erano stati avviati dei contatti, che non hanno avuto seguito: non sono state fatte quindi riproduzioni di opere delle collezioni della galleria”. Lo scorso anno e’ arrivata la circolare ministeriale che ha imposto lo stop ai contratti in essere, una impostazione con cui Gallo e’ “assolutamente d’accordo”.