L’Italia sta attraversando un periodo di profonda trasformazione che coinvolge tre ambiti chiave: quello digitale, quello ecologico e quello organizzativo nella PA. In questo quadro le risorse stanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) saranno cruciali per governarla. Ma i fondi rischiano di non essere sufficienti, da soli, per costruire un Paese più digitale, più ecologico e basato su modelli organizzativi più snelli ed efficienti.
Gianni Dominici, direttore generale di FPA, spiega come mettere a valore quelle risorse in vista di Forum PA 2022 che quest’anno torna in presenza, dal 14 al 17 giugno.
Dominici, il Pnnr mette a disposizione circa 300 miliardi, di cui 50 destinati all’innovazione del sistema Paese. Bastano?
Se pensiamo che, nell’ultima programmazione europea, l’Italia aveva a disposizione 30 miliardi e che ora ne abbiamo 300, direi che le risorse ci sono eccome. Un ammontare mai visto prima e che può realmente spingere verso l’innovazione. Il problema però non è la quantità di fondi.
E cosa?
La capacità di spenderli. Nella precedente programmazione di quei 30 miliardi ne abbiamo spesi il 42%, meno della metà. Quindi, oggi, la domanda da porsi non è tanto se il Pnrr sia sufficiente ma se il Paese abbia la capacità di spenderlo bene e per fare cosa. O meglio per quale idea di Paese vogliamo spenderli.
Lei che idea si è fatto?
Parto da un dato di partenza: in Italia ci sono amministrazioni che stanno facendo molto sui tre fronti di cui parlavo prima – digitale, ecologico, organizzativo – ma altre che, invece, fanno grande fatica. La pubblica amministrazione soffre di una storica incapacità di mettere a sistema i progetti che funzionano, di fare di rete.
Perché questa mancanza?
Ci sono due temi chiave, quello dell’endorsement politico ai piani di innovazione e quello delle persone. Per quanto riguarda il primo tema, bisogna chiedersi quali progetti la politica consideri abilitanti al 2030 e quali sono gli obiettivi. Sul versante persone, se è vero che ci sono piani di assunzione strutturati e anche programmi di formazione, quello che non si considera è il fronte motivazionale. Cito Steve Jobs: “è inutile che io assuma talenti se poi dico loro quello che devono fare”. Questo per dire che se una pubblica amministrazione vuole realmente innovare, non si deve limitare ad inserire nuovo personale nell’organico ma deve motivarlo. Come? Lasciando spazio alla cratività, all’immaginazione e alla capacità di visione. Non è più il tempo di una PA che schiacci il talento a favore di una cultura dell’adempimento, che favorisca quello che “bisogna fare” invece di una cultura basata sul raggiungimento degli obiettivi, anche attraverso soluzioni innovative. È quello che viene definito “discretionary effort”.
Ovvero?
Quel meccanismo per cui le persone nell’organizzazione si adattano nel tempo a soddisfare le richieste minime quando non si sentono coinvolti, piuttosto che inseguire le proprie potenzialità e aspirazioni. La capacità di una PA che ambisce all’innovazione è, invece, quella di portare i collaboratori a desiderare di dare il proprio contributo con il massimo dell’impegno possibile.
C’è una strategia che funziona per invertite il trend?
Un percorso di miglioramento organizzato non può che passare per la valorizzazione del capitale umano tramite una spinta motivazionale che renda i dipendenti pubblici protagonisti di questa particolare fase storica. Per far questo è necessario creare le condizioni di quella che nel 1975 lo psicologo Mihály Csíkszentmihályi ha chiamato il “flow”, la teoria del flusso diffusa in vari campi di applicazione della psicologia, come lo sport e l’istruzione. Questa condizione è caratterizzata da un totale coinvolgimento dell’individuo: focalizzazione sull’obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento di un particolare compito. Affinché questo avvenga bisogna trovare il giusto equilibrio tra percezione del proprio livello di abilità e complessità dei task che vengono assegnati.
Il tema dei talenti è al centro dell’edizione 2022 di Forum PA…
Nel programma di Forum PA di quest’anno ci sono due ospiti “anomali” rispetto ai normali frequentatori della manifestazione. Si tratta di Paola Gianotti, atleta, coach, ciclista di endurance e detentrice di quattro Guinness world record e Mauro Berruto, con un passato di commissario tecnico della nazionale maschile di pallavolo.
Perché due speaker motivazionali?
Perché la pubblica amministrazione si trova ad affrontare una sfida senza precedenti: essere protagonista della fase di ricostruzione e di crescita del paese. La domanda che ci si ripete spesso è se le nostre istituzioni, nazionali e locali, sono in grado non solo di affrontare questa situazione di emergenza, ma di governare il nostro futuro. La risposta è sì, ma ad una condizione: che le persone vengano messe al centro di questo processo, fornendo loro il ruolo, le competenze ma, soprattutto, le giuste motivazioni.