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Onofri (Crui): “In Italia 990 spin off universitari, Ict vale 30%”

Secondo il professore dell’ateneo della Tuscia, a fine 2011 i settori più fiorenti per la nascita di nuove aziende dal mondo della ricerca sono l’energia, l’ambiente e la life science. L’Ict vale un terzo delle nuove iniziative, ma è in contrazione rispetto al passato

Pubblicato il 03 Dic 2012

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Sono 990 le imprese spin off nate dalla ricerca universitaria nel nostro Paese, stando all’ultimo censimento relativo a dati di fine 2011, e “sono distribuite in maniera omogenea sul territorio nazionale anche se il Sud rimane purtroppo meno attivo delle altre aree italiane”. Lo ha riferito Silvano Onofri docente dell’università della Tuscia, parlando in rappresentanza della Crui (Conferenza dei rettori), al workshop ‘Scienza e industria’ promosso, oggi a Roma, dall’Agenzia spaziale italiana.

Onofri ha quindi aggiunto che i settori nei quali sono nate più imprese spin off dalle università italiane, sono “quelli dell’energia, dell’ambiente e della life e science”. “Ancora in testa – ha proseguito Onofri – è il settore dell’Ict che conta il 30% di imprese spin off attive ma è in calo, in questo ultimo censimento, rispetto ai 3 nuovi settori di punta. L’aerospazio mantiene una posizione intermedia mentre le nanotecnologie mostrano ancora fatica a espandersi a livello di impresa”.

In particolare, per quanto riguarda lo spazio, il presidente dell’Asi Enrico Saggese ha detto che il Governo sta sutdiando un multifondo per sostenere il settore. “Si tratta di un multifondo discusso già in uno degli ultimi consigli dei ministri, cui dovrebbero afferire fondi dal Miur, dalla Difesa, dall’Ambiente, dal ministero dello Sviluppo economico e dal ministero dell’Interno – ha aggiunto Saggese – L’iniziativa permetterà di trainare il settore aerospaziale del nostro Paese e mettere così a fattore comune tutti i fondi nazionali per lo spazio oggi troppo frastagliati”.

Per il presidente dell’Asi in questo modo si potrà partire con il programma di Cosmo SkyMed 2: il multifondo, ha concluso, “dovrebbe arrivare entro questa legislatura”.

Secondo Saggese “le attività spaziali italiane hanno consentito di raggiungere nel 2012 5.500 occupati diretti nel nostro Paese, soprattutto nella produzione di tecnologie innovative e di servizi”. “Il numero degli occupati diretti nelle attività spaziali va poi potenziato con tutta la produzione di lavoro che si rileva nell’indotto e questo è il dato più complesso da valutare. Le attività spaziali italiane muovono occupazione e fatturato in misura sempre crescente nel nostro Paese -ha aggiunto Saggese – basti pensare che in tutta Europa lo spazio dà lavoro diretto a circa 35mila persone”.

Saggese ha inoltre evidenziato le ricadute dei satelliti per telecomunicazioni in termini di indotto attraverso la nascita di importanti canali tv satellitari ed ha anche sottolineato come tutto il programma Galileo avrà altrettante importanti ricadute sia in termini di occupazione che di fatturato. “Nelle attività spaziali per le telecomunicazioni l’indotto vale 10-20 volte il budget di 2 miliardi di euro l’anno. Ciò significa – ha proseguito Saggese – che per ogni euro speso nelle attività spaziali per le telecomunicazioni si guadagna da 10 a 20 euro”.

Saggese ha fatto anche il punto sui ricavi fatturato del comparto Spazio, dicendo che “il fatturato italiano del settore spaziale è arrivato a 2 miliardi di euro l’anno”.
“Questo dato rende il peso che le attività spaziali italiane hanno nell’economia del nostro Paese – ha aggiunto Saggese – Dopo la visita del Presidente Napolitano al centro Estec in Olanda anche il presidente del Consiglio Mario Monti sollecitato dal Capo dello Stato, ha portato in consiglio dei Ministri il tema del supporto alle attività spaziali italiane. In questo modo si è deciso di rifinanziare l’Asi con 580 milioni di euro l’anno ma, soprattutto, si è deciso di mantenere l’Italia al terzo posto come finanziatore dell‘Esa con un budget di 400 milioni di euro l’anno e ora noi proseguiremo su questa scia a concretizzare ricerca e innovazione che possa portare sviluppo e innovazione per le imprese del nostro Paese”.

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