Digitalizzare e formalizzare la procedura per l’ottenimento di Spid per soggetti non residenti che hanno interessi economici in Italia e, dunque, consentire l’accesso al cassetto fiscale che, ad oggi, è possibile sono tramite appuntamento fisico presso l’Agenzia delle Entrate.
È una delle proposte delineate nell’ “Analisi sul grado di digitalizzazione della PA” a cura della Fondazione Centro Studi dell’Unione e della Commissione di studio dell’Ungdcec (Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili).
Una possibile soluzione, secondo il report, potrebbe essere rappresentata dalla creazione di un portale rapido e funzionale magari mediante delega al consulente intermediario residente.
Nuovi processi digitali
Oltre alla digitalizzazione per Spid, dall’analisi delle risposte libere dei professionisti è emersa l’esigenza di integrare, nel caso specifico nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, alcuni servizi attualmente disponibili solo in versione cartacea o per i quali è comunque richiesta la consegna dei documenti originali presso gli uffici territoriali.
In particolare, i professionisti richiedono l’integrazione digitale della procedura online per gestione da remoto della registrazione dei verbali di distribuzione utili e registrazione on line dei contratti anche di comodato d’uso gratuito.
Nel primo caso si tratterebbe di un ampliamento di un servizio, ad oggi già disponibile, in tema di contratti di locazione, mentre nel secondo si tratterebbe di costituire una procedura online standardizzata nella quale siano richieste le stesse informazioni dei modelli cartacei.
Semplificazione necessaria alla digitalizzazione
La digitalizzazione della PA non deve essere affrontata “standing alone”, ma necessita una valutazione congiunta con un altro macro-tema a cui è strettamente correlata, ossia la semplificazione. La digitalizzazione di un processo molto spesso è associata ad un concetto intrinseco di miglioramento delle performance specifiche in quanto si considera, quasi automaticamente, che un processo digitale sia semplificato rispetto ad uno cartaceo.
Ma è davvero così? Questa sensazione di semplificazione è in sostanza motivata dal f atto che un processo digitale è più standardizzato e guida maggiormente l’operatore nel completamento dell’attività: tale risultato, però, presuppone che a monte sia stato effettuato dal singolo ente una mappatura delle possibilità di compilazione dell’interfaccia e che di conseguenza siano state razionalizzate o comunque preventivamente individuate o quantomeno categorizzati chiaramente i possibili input
In questo contesto, infatti, dall’analisi dei dati del questionario emerge un basso gradimento medio da parte dei Professionisti della digitalizzazione della Pubblica amministrazione proprio perché -molto spesso- la citata preventiva attività di razionalizzazione dei servizi non viene effettuata ovvero non viene effettuata considerando possibili casistiche “speciali”. Con riferimento a questa mancanza,
dal sondaggio è emerso come siano percepite maggiormente disomogenee le pratiche nei confronti dei Comuni.
Nonostante ciò, un processo, ancorché digitalizzato, potrebbe non risultare più efficace ed efficiente di quello analogico in quanto spesso può essere necessario richiedere “assistenza” nella compilazione dei modelli. Infatti, la gestione analogica delle pratiche consentiva al professionista, quale contropartita ad un maggiore impiego di tempo, la possibilità di un riscontro o assistenza immediata da parte del funzionario pubblico, mentre i servizi digitali possono ritenersi davvero efficienti laddove anche l’assistenza remota sia qualitativamente soddisfacente e tempestiva.
A tal proposito, il questionario ha indagato l’aspetto della qualità dell’assistenza sulle pratiche digitali ed è emersa mediamente una scarsa soddisfazione con riferimento a questo aspetto, principalmente per un disallineamento tra le aspettative in termini di qualità e tempestività della risposta ed il servizio effettivamente fornito dalle amministrazioni pubbliche.
Una soluzione potrebbe essere quella di investire in maniera importante sul progetto sperimentale portato avanti dall’Agenzia delle Entrate sul servizio di viodeochat con i propri funzionari per la risoluzione delle diverse controversie.