Pubblichiamo l’intervista a Maurizio Dècina che uscirà sul prossimo numero del Corriere delle Comunicazioni anche a precisazione di un refuso apparso in un articolo uscito oggi sul nostro sito web.
Sono passati poco più di quattro mesi dall’insediamento della “nuova” Agcom. Il Consiglio a quattro ha trovato in eredità questioni scottanti, due fra tutte la gara frequenze e le regole di accesso Nga per la realizzazione delle reti ultrabroadband. “Sono stati quattro mesi intensi e impegnativi – racconta al Corriere delle Comunicazioni, il commissario Maurizio Dècina, fra i massimi esperti di telecomunicazioni in Italia –. Abbiamo dovuto smaltire il pregresso e cominciare a impostare l’agenda futura. Il tutto in attesa, fra l’altro, della nomina del nuovo segretario generale. Il precedente, Roberto Viola, è stato per oltre 10 anni il perno organizzativo di Agcom e speriamo di potere avere il successore all’inizio del 2013. Fortunatamente il lavoro di squadra ci consente di fare progressi integrando le rispettive competenze: Francesco Posteraro, per la parte nazionale, e Antonio Preto, per quella europea, forniscono un background giuridico di elevato livello; Antonio Martusciello è stato determinante nell’ambito dell’approvazione dello schema di provvedimento per l’assegnazione delle frequenze televisive. Il tutto sotto la guida del Presidente, Angelo Cardani, che apporta le sue preziose competenze economiche e internazionali”.
Commissario, era come se l’aspettava? Qual è il bilancio di questi primi quattro mesi di lavoro?
L’Agcom è un organismo “tricefalo”, molto complesso: deve occuparsi di mettere in atto le leggi attraverso provvedimenti attuativi e dunque ha una natura “parlamentare”; deve vigilare sull’applicazione e il rispetto delle regole alla stregua di un organo di “polizia”; deve comminare sanzioni diventando dunque “giudice”. Per svolgere questi compiti sono necessarie specifiche competenze. Questi primi quattro mesi sono stati di “rodaggio”, non foss’altro perché abbiamo dovuto anche smaltire il lavoro lasciatoci in eredità dal precedente Consiglio. Ma stiamo velocemente recuperando. Ogni giovedì c’è Consiglio e ogni giovedì ci troviamo a dover deliberare su decine di questioni. Insomma, un impegno notevole. Anche perché abbiamo molte questioni chiave da affrontare.
E quali sono?
Sono tre le questioni prioritarie: refarming dello spettro radio, aumento della concorrenza nel settore delle Tlc fisse e tutela della libertà del consumatore in Internet. Le prime due questioni hanno a che fare con lo sviluppo delle infrastrutture di accesso a larga banda nel Paese, quelle basate da un lato sulle tecnologie di radiocomunicazione e dall’altro su rame e fibra ottica. Senza infrastrutture adeguate, l’Italia non andrà lontano anche perché già scontiamo ritardi sia sulla parte fissa sia nella gestione dello spettro radio.
Come si può recuperare il terreno perso?
L’obiettivo numero uno è il refarming dello spettro radio ed è un’attività che va iniziata il prima possibile. Di qui ai prossimi dieci-quindici anni bisognerà liberare 1 GHz di banda per consentire lo sviluppo dell’Lte, nelle versioni advanced e beyond, e permettere la competizione tra almeno tre carrier nella banda mobile ultralarga. Per l’obiettivo 1 GHz bisognerà liberare non solo la banda a 700 MHz ma prendere in considerazione anche quella Uhf ed individuare altre porzioni di spettro. E’ importante pianificare l’evoluzione dello spettro radio nei prossimi anni al fine di massimizzarne il valore. Non a caso l’Agcom nel capitolato di gara per l’assegnazione delle frequenze ha mostrato un forte commitment in tal senso.
Passiamo al fronte del fisso.
Qui gli obiettivi sono due: aumentare la concorrenza e accrescere gli investimenti. Oggi il sistema stenta a mostrare un livello competitivo paragonabile a quanto avviene nel comparto mobile. In Italia non esiste una rete alternativa a quella dell’incumbent, come ad esempio reti di tv via cavo come in altri paesi. La rete è un monopolio naturale e ciò di per sé rappresenta un ostacolo allo sviluppo di una vera concorrenza. Aumentare la concorrenza significa anche dare una spinta agli investimenti: sono due obiettivi che potrebbero essere raggiunti simultaneamente.
E come si potrebbe fare?
Se si creasse una newco, una società della rete di accesso aperta a tutto il mercato, allora l’Authority potrebbe anche prendere in considerazione la messa a punto di un modello di regolamentazione dei prezzi del tipo Rab (Regulated asset base) invece del corrente modello orientato alla stima dei costi. Il modello Rab è più favorevole agli investimenti in quanto i prezzi vengono stabiliti in modo dinamico in accordo alla reale evoluzione del business e a ritorni degli investimenti prestabiliti.
Una rete di accesso unica significa scorporo della rete Telecom?
Sullo scorporo sono l’azienda e i suoi partner che devono decidere, ma potrebbe rappresentare un’occasione d’oro per ottenere i due risultati: aumento della concorrenza e degli investimenti per la banda ultralarga.
Lei si è più volte espresso in direzione di uno scorporo non solo degli elementi passivi ma anche di quelli attivi, perché?
Perché in questo modo si garantirebbe una vera parità di accesso a tutte le risorse del trasporto da parte di tutti gli attori in campo. E ciò rappresenterebbe un cambiamento epocale, un passo in avanti coraggioso. Ovviamente, andrebbe creato un comitato di garanti con il compito di vigilare sul corretto funzionamento della newco e sul rispetto delle regole.
Ha accennato anche alla questione della libertà in Internet.
Tutelare la libertà del consumatore in Internet sarà la grande sfida dei prossimi anni. Tutto sta convergendo verso Internet. E se fino ad oggi l’attenzione dell’Agcom si è concentrata sul tema della tutela del consumatore per la parte relativa al trasporto della voce, dei dati e della televisione, domani bisognerà allargare il tiro anche ai servizi e alle applicazioni su Internet. La questione della net neutrality si accompagnerà a quella nuovissima della app neutrality. Ci sono troppe discriminazioni legate al mondo delle app. Bisognerà agire su più fronti: neutralità dei terminali, interoperabilità delle applicazioni, neutralità dei motori di ricerca. Sul fronte della device neutrality basta pensare al caso iPhone: sugli smartphone Apple non è possibile scaricare Flash e questa è la dimostrazione che l’utente non ha libertà di scelta. Riguardo all’interoperabilità delle applicazioni emblematica la mancata interoperabilità di Skype con le altre piattaforme Voip poiché il sistema non è basato sullo standard Sip dell’Itu. E sulla neutralità dei motori di ricerca, se alcuni risultati delle query sono legati alla pubblicità ciò dovrebbe essere reso chiaro all’utente. Per la nuova sfida l’Agcom dovrà prepararsi e acquisire competenze ad hoc: bisogna avviare un processo di crescita e l’Authority ha tutte le carte in regola per affrontare le sfide che la attendono di qui ai prossimi anni.