CRESCITA 2.0

Agenda digitale, Giarda: “Chiederemo fiducia alla Camera”

Il ministro dei Rapporti con il Parlamento ha espresso la volontà del governo di accelerare sull’approvazione del decreto. Il ministro Passera: “Faremo di tutto per far passare il provvedimento”

Pubblicato il 11 Dic 2012

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Si va verso la fiducia sul decreto Crescita 2.0. E’ quanto emerge dalla conferenza dei capigruppo a Montecitorio. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha espresso la volontà dell’esecutivo di porre la fiducia sul provvedimento, su cui ieri sono stati presentati 400 emendamenti: la Lega Nord ne ha presentati circa 160, il Pd 50, 27 il Pdl e poco meno di 60 l’Udc.

Se la questione di fiducia verrà posta, domani, dopo la discussione generale sul dl, verrà convocata una ulteriore capigruppo per stabilire la tabella di marcia sulla votazione e capire se ci sono margini per la deroga alle 24 ore tra l’apposizione della questione di fiducia e la relativa votazione. Sul provvedimento, che ha già ottenuto il via libera del Senato, domattina verrà votata anche la pregiudiziale di costituzionalità presentata dall’Idv.

Intervenendo al seminario del Centro studi di Confindustria, il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, ha assicurato che il governo “farà di tutto per convincere il Parlamento ad accelerare l’approvazione del dl Sviluppo“.

Intanto le commissioni Attività produttive e Trasporti della Camera si apprestano a dare il via libera senza modifiche al decreto Sviluppo. “Eventuali modifiche – dice Deborah Bergamini del Pdl – saranno inserite nella legge di Stabilità”.

Paolo Gentiloni (Pd) fa sapere, tramite Twitter, che l‘Agenda digitale “purtroppo va approvata così: è il male minore”

Ieri sulle sorti del decreto, contenente anche i provvedimenti sull’Agenda digitale, era intervenuto il commissario Ue per l’Agenda digitale Neelie Kroes che in un tweet aveva ribadito il suo apprezzamento per il piano varato dal governo tecnico: “Una politica intelligente dovrà continuare su questa strada”. Un tacito monito al governo che verrà e sul quale, presumibilmente ricadrà la responsabilità di varare i decreti attuativi che servono a mettere in marcia i progetti digitali.

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