90 giorni di tempo per dare riscontro in merito ai ricorsi sulle gare del primo Piano Bul. Questo il termine perentorio in capo a Tim, fissato dal Tar del Lazio in 5 ordinanze (QUI I DOCUMENTI) – ciascuna riferita a specifici lotti dei bandi Infratel sul Piano Bul tutti assegnati a Open Fiber.
È assegnato “un termine di 90 giorni per il riscontro, decorso il quale, in caso di mancata risposta, sarà comunque preclusa la possibilità di riassunzione del ricorso, con la conseguenza che il giudizio sarà dichiarato estinto”, si legge alla fine di tutte e 5 le ordinanze.
Una vicenda iniziata nel 2017
La vicenda ha avuto inizio nel 2017 con una serie di ricorsi in cui Tim impugnava la procedura che ha portato Infratel ad aggiudicare ad Open Fiber le gare bandite in data 3 giugno 2016. Ricorsi rimandati al mittente con sentenza del 24 maggio 2017, n. 6167. E sul caso si era espressa anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel luglio del 2019 secondo cui non si è verificata violazione delle norme Ue per poi arrivare al decreto di estinzione per mancata riassunzione emesso dal Consiglio di Stato nel dicembre 2019. Nella serie dei ricorsi anche quelli relativi al canone concessorio annuale a carico dell’aggiudicatario e i contro-ricorsi di Open Fiber.
Cosa farà Tim?
A questo punto, il dossier si lega inevitabilmente a stretto filo con quello della rete unica: fra Tim e Cdp è stato firmato un memorandum che punta ad arrivare ad un accordo vincolate entro la fine di ottobre per dare il via all’integrazione degli asset di rete.
È evidente che procedere ulteriormente sulla strada dei ricorsi non giova alle parti. E quindi è probabile che la telco guidata da Pietro Labriola opti per il decadimento per evitare di complicare ulteriormente una fase di trattativa già molto delicata viste le posizioni al momento non convergenti delle parti coinvolte a partire dall’azionista di Tim Vivendi non intenzionato a fare “sconti” consistenti sulla valutazione della rete.