Le Regioni sono pronte alla sfida cyber. Michele Fioroni, coordinatore della Commisione digitale della Conferenza Stato-Regioni e assessore allo Sviluppo economico e Innovazione della Regione Umbria, fa il punto sulle strategie e gli strumento in campo per rafforzare la sicurezza dei dati e delle infrastrutture.
La cybersecurity è tema chiave, come si stanno muovendo le regioni per proteggere le loro infrastrutture e dati?
In una società guidata dai dati, la protezione degli stessi è elemento essenziale. Dobbiamo agire in maniera significativa su una debolezza endemica del nostro paese ed in particolare della Pubblica Amministrazione: la mancanza di competenze in tema cybersecurity. L’importanza della sicurezza informatica impone un modello organizzativo chiaro e strutturato sia a livello nazionale che locale. Come coordinatore della Commissione per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione un primo atto concreto è stato il spirito di collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), la cui nascita è stata fin da subito accolta favorevolmente. Soprattutto in questo periodo, infatti ritengo di importanza strategica la strutturazione di un canale di comunicazione continuo ed efficace al fine di difendere fino all’ultima “porta di ingresso” del più piccolo ente locale. Nel Pnrr è stato inserito un investimento di 620 milioni di euro, nell’ambito della Missione 1, per il rafforzamento delle difese cyber del nostro Paese. Quella sarà la sfida a cui siamo chiamati a intervenire. Laddove ci sono delle falle, la priorità è quella di lavorare sulla formazione di maestranze e competenze in grado di intervenire ma soprattutto prevenire questi attacchi. La commissione sta lavorando in questa direzione per fornire a livello nazionale una strategia chiara ed efficace.
Le strategie messe in campo sono adeguatamente finanziate o c’è carenza di risorse?
Purtroppo nonostante 620 milioni di euro possano sembrare molti, sono consapevole non essere una cifra risolutiva dei problemi di sicurezza informatica da affrontare, in un contesto peraltro notevolmente aggravato dagli eventi bellici, che da una parte espongono maggiormente le nostre infrastrutture digitali e dall’altro necessitano di investimenti. L’Italia non può zoppicare in questa corsa alla transizione digitale sia in campo privato che nella pubblica amministrazione, il futuro, e lo dimostrano gli investimenti di paesi come Corea del sud, Cina, Emirati Arabi e Stati Uniti segue questa direttiva. Anche una nostra vicina di casa, come la Germania, ha dimostrato di intervenire con un piano di investimenti lanciato nel 2021 di 20 Miliardi per il digitale, il sostegno a start up e investimenti sulle tecnologie di ultima generazione. L’italia deve saper intercettare quelle opportunità come ad esempio il piano dell’Unione Europe: (Ipcei) ‘Importante progetto di interesse comune europeo’ per l’investimento in microchip, oppure il piano Europa Digitale da oltre 2 miliardi. Investire in questa direzione vuol dire investire sul futuro.
L’Italia ha varato la strategia per la cybersicurezza 2022-2026, come valuta il piano?
La cyber sicurezza è un pilastro fondamentale per la transizione digitale ed elemento imprescindibile per la fruibilità dei servizi digitali da parte del cittadino. Ho analizzato con attenzione il piano e sono molto soddisfatto che sia stata inserita una misura a cui noi come commissione teniamo molto e su cui agiamo in maniera diretta, la disinformazione on line. Negli ultimi 2 anni, con la pandemia, la disinformazione on line è aumentata del 500% e i target su cui agisce maggiormente sono le fasce dai 13 ai 30 anni. L’Italia e forse pochi lo sanno è leader in questa lotta poiché è stata scelta come uno degli Hub europei di Edmo (European digital Media Observatory) ed ha creato Idmo l’osservatorio italiano contro la disinformazione.
Quale ruolo per le Regioni?
Certamente la strategia prevede anche misure per la prevenzione di minacce cyber e purtroppo, molte delle nostre Regioni, ancora oggi non hanno maestranze e personale in grado di prevenire minacce cyber; ma la strategia 22-26 è il giusto mezzo da utilizzare per prendere il posto che in questo campo l’Italia si merita.
Regioni e Acn lavoreranno insieme dunque…
Come già anticipato, tra le Regioni e l’Acn si è dimostrato esserci un grande spirito di collaborazione. La consapevolezza dell’importanza del tema, la condivisione degli obiettivi e delle problematiche ci ha spinto fin dai primi momenti ad un dialogo costruttivo e propositivo. Dialogo che è sfociato subito in una collaborazione che mi auguro si intensificherà col passare del tempo. Inoltre come commissione stiamo lavorando su un progetto di sistema, innovativo una buona pratica che consegneremo al governo, quando ovviamente ci sarà. Ci auguriamo un maggiore dialogo tra governo e amministrazioni locali, processo chiave per affrontare questi temi in maniera sistemica.
Quale la sfida prioritaria per il futuro prossimo, a suo avviso?
Oggi la vera sfida è quella di saper dialogare con le nuove generazioni. Non ci potrà essere nessuna transizione digitale efficace se non in dialogo con i protagonisti del nostro futuro, i giovani. Tik Tok in cina ha 600 milioni di utenti giornalieri, in Italia ogni mese ci sono oltre 10 milioni di utenti e siamo consapevoli che con la nascita del metaverso siamo solo all’inizio di questa trasformazione. Lavorare sull’ ”eduzazione digitale “, su un percorso che non abbandoni i ragazzi e le ragazze a se stessi all’interno di queste piattaforme è fondamentale. Oggi prevedere un percorso educativo e formativo può innanzitutto farci comprendere un linguaggio che non appartiene al nostro tempo di “giovani” ormai navigati.