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Essere o non essere il Pinguino Bianco

Il Papa è sbarcato su Twitter e così ora ci sono proprio tutti. Una forma di legittimazione che indica ai cattolici, e non solo a loro, una modalità di espressione “autorizzata”

Pubblicato il 18 Dic 2012

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Così anche il Papa è sbarcato su Twitter (qualcuno l’ha chiamato Benny, altri Pinguino bianco) e così ora su Twitter ci sono tutti, non solo Casini e Bersani. È interessante che l’incontro pontificio con i social network sia avvenuto non su Facebook o YouTube, ma sul più alfabetico Twitter, risorsa sempre più pubblica e giornalistica, rifugio certo di celebrità e leader in cerca di esternazioni dirette, senza il fastidio della mediazione giornalistica.

Si può sorridere del Pinguino bianco, ma a pensarci bene la Chiesa non poteva non rinfrescare la sua tradizione di primati nel campo dei media, a cominciare dalla Radio vaticana nel 1931; l’uso moderno della comunicazione si abbina in forme peculiari a posizioni talvolta antimoderne. Il fatto che il pontefice usi Twitter è una forma di legittimazione che indica ai cattolici, e non solo a loro, una modalità di espressione così autorevolmente autorizzata.

Twitter sta crescendo e comprime verso l’alto lo spazio di Facebook: social network quantitativamente maggioritario ma soggetto ad una crescente banalizzazione che ricorda MySpace e, soprattutto, una frammentazione del pensiero che in altri tempi fu consacrata dalla nouvelle vague cinematografica. I dialoghi fra Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo in “Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard (1960) potrebbero essere altrettanti post su FB. Un mondo frammentato, parcellizzato, diviso in tante nicchie, nel quale la rilevanza si annacqua e sparisce. Qualunque affermazione, anche la più importante, viene travolta dal fluire continuo dei post.

Twitter è diventato invece il rifugio alfabetico dei leader politici e dei gionalisti, in uno scambio continuo di dichiarazioni e di commenti, in cui la gente comune fa un po’ la parte del coro greco. Finiti i tempi delle dichiarazioni dettate all’Ansa, delle interviste al telefono, dei comunicati stampa; finite anche le telefonate del portaborse addetto a gonfiare l’evento o il fattoide a cui parteciperà il suo datore di lavoro. Adesso il leader si notizia da solo, i giornalisti rimbalzano fra i tweet loro e altrui, e ogni tanto qualcuno si consola con qualche tweet calcistico, metereologico o culinario.

Nei tempi ormai sovrapposti di una vita multitasking l’iPad sostituisce il fascio dei giornali e permette di cinguettare allegramente durante noiose riunioni. Non si abbattono alberi per fare carta di giornale, ma si abbattono comunque steccati materiali e virtuali fra comandare e resocontare, agire e commentare, essere Pinguino bianco, o un vaticanista accreditato, oppure un tizio qualsiasi che fa una domanda al papa.

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