Il prossimo governo si impegni a prendere in carico la realizzazione dell’Agenda digitale. È l’appello bipartisan lanciato da Paolo Gentiloni (Pd) e Antonio Palmieri (Pdl), in occasione del convegno di Federmanager Roma sull’Agenda digitale.
“E’ certamente una buona notizia che finalmente anche l’Italia abbia il suo piano digitale – ha sottolineato Gentiloni nel suo intervento – ma non si possono non evidenziare le numerose lacune del decreto Sviluppo bis. A cominciare dalla mancanza di norme relative all’e-commerce che invece avrebbero potuto dare rilancio un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese che fanno business, in molti casi, con l’export”. Gentiloni ha poi ricordato la necessità di snellire la governance del’IT pubblico “troppo frastagliata”. “Il prossimo governo dovrebbe pensare a una regia unitaria per la gestione dei progetto di innovazione pubblica”, ha detto.
Sulle stessa lunghezza d’onda il responsabile Innovazione del Pdl, Antonio Palmieri che ha anche evidenziato come l’eccessivo rimando a decreti attuativi possa rallentare l’execution del piano. “Ci deve essere una forte volontà politica del prossimo governo ad accelerare sull’Agenda”, ha auspicato Palmieri. Secondo il deputato si deve puntare a colmare, oltre al divario tecnologico, anche quello culturale con la strutturazione di un piano di alfabetizzazione nazionale. Su questo versante va ricordato che nell’Agenda digitale non compare l’obbligo di inserire in ogni nuovo contratto di servizio della Rai un piano di alfabetizzazione informatica e sulle potenzialità dell’economia digitale, utilizzando la televisione generalista, un canale digitale tematico in chiaro e un portale internet dedicato. La proposta, bocciata dal Senato in sede di conversione, era frutto del lavoro congiunto di Gentiloni e Palmieri.
Anche secondo Guelfo Tagliavini, coordinatore Commissione Innovazione e Tecnologie di Federmanager Roma e coordinatore del gruppo di lavoro sull’Agenda Digitale in Italia, è un successo avere finalmente un piano digitale. “Ma non si può negare che il piano contiene dei limiti, soprattutto dal punto di vista sistemico – ha spiegato Tagliavini – Si tratta di un limite che riguarda in particolar modo le smart city e le start up che se non vengono inserite in una visione di sistema urbanistico, nel primo caso, e industriale nel secondo, rischiano di non dare i frutti sperati”. Per quanto riguarda la banda larga, l’esponente di Federmanager ha ricordato che i 150 milioni previsti in Agenda “sono pochi per ridurre il divario digitale nel Paese”, soprattutto se si vuole puntare sul telelavoro. “Un progetto – ha detto – che, a regime, farà risparmiare al Paese 2,4 miliardi l’anno”.
A “difendere” l’Agenda Damien Lanfrey, consigliere per le politiche dell’Innovazione Miur, che ha ricordato la portata innovativa del progetto e annunciato le priorità che il governo – agli sgoccioli – intende portare avanti. Tre i settori chiave a cui saranno destinati i nuovi bandi del ministero: big data, artigianato digitale e smart city.
Ma l’Agenda digitale rappresenta un passo in avanti anche secondo le aziende di settore. Alessandra Santacroce, direttore Relazioni Istituzionali Ibm Italia, ha posto l’accento sulla questione delle risorse “poche, in una fase economica come quella che stiamo attraversando”.
“In questo senso è necessario – ha spiegato Santacroce – aprire a nuove forme di finanziamento perché il digitale diventi leva di spending review e di crescita allo stesso tempo”.
Oggi, intervenendo ai microfoni di Radio Ies, Deborah Bergamini, deputato del Pdl, ha parlato dell’Agenda. “Quando prenderà vita concretamen te l’Agenda Digitale, l’accesso alla banda larga sarà garantito a tutti i cittadini italiani – ha detto – Questo significherà più investimenti, più occupazione e una concreta integrazione nel mercato globale”.
“Nella Pubblica amministrazione, invece, molti documenti saranno digitalizzati: ad esempio avremo una carta di identità digitale e un fascicolo sanitario digitale il che semplificherà molto la vita dei cittadini – ha sottolineato – Purtroppo nel Decreto approvato ci sono alcune lacune come la mancanza di iniziative rivolte all’alfabetizzazione di chi non ha confidenza con le nuove tecnologie e con internet e la carenza di impulsi allo sviluppo dell’e-commerce. L’impegno, per la prossima legislatura, è quello di colmare le lacune del Decreto”.