LE NOMINE

Bordoni, Luciano in bilico

Il cda della Fondazione è stato azzerato e i componenti portati da sette a tre. Effetto spending review. Le nomine sono attese nei prossimi giorni. E il presidente rischia per davvero di non essere riconfermato

Pubblicato il 21 Dic 2012

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È a forte rischio la poltrona di Alessandro Luciano alla guida della Fondazione Ugo Bordoni. Secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni, l’“erede” di Enrico Manca, a poco più di un anno dal suo insediamento – è stato nominato presidente a settembre 2011 – potrebbe essere presto defenestrato. Il Cda è stato già azzerato e il nuovo statuto ha tagliato da sette a tre i componenti a seguito del pressing del ministero dello Sviluppo economico in obbedienza agli impegni della spending review.

Nei prossimi giorni, sempre secondo quanto risulta al nostro giornale, saranno indicati i tre nuovi componenti di cui due scelti dal Mise, su indicazione di Agcom; uno indicato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. È proprio su Palazzo Chigi che Luciano punta le sue carte per essere riconfermato alla guida della Fub, in particolare sulla sponda che può offrirgli il sottosegretario Antonio Catricalà. Ma la sua riconferma non è affatto certa, anzi.

Ex commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, presidente del Cda di Centostazioni (gruppo Ferrovie dello Stato), consigliere di amministrazione di Enel e di Livingston e componente della Alta Corte di Giustizia della Figc, da sempre in ottime relazioni con l’ex ministro alle Comunicazioni Maurizio Gasparri, Luciano è stato nominato presidente della Bordoni grazie all’endorsement dell’ex ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Oltre che Presidente, Luciano è anche direttore generale della Fondazione con uno stipendio attorno ai 260.000 euro annui.

Insediatosi alla Bordoni con grandi ambizioni, fino ad oggi Luciano non è riuscito a portare a casa molti risultati, almeno rispetto ai piani dichiarati. Il presidente aveva annunciato l’intenzione di allargare le attività di ricerca e consulenza della Fub alle infrastrutture di rete rafforzando le sinergie col mercato: energia, trasporti, gas, servizi logistici e postali. Un modo per aggiungere ai tradizionali ricavi derivanti dai progetti in collaborazione col Mise e altri ministeri, anche commesse da soggetti privati. Ma di fatto i contratti con le aziende privati non sono stati così numerosi come previsto. e tra i soci fondatori alle “tradizionali” telco, compaiono solo Poste e Terna.

Continuano, inoltre, a imperversare le polemiche sul funzionamento del Registro delle opposizioni istituito per consentire ai consumatori di dire no al telemarketing e gestito dalla Fub. Le associazioni dei consumatori, a partire dall’Adinconsum, hanno più volte denunciato “falle” nel sistema, che non garantirebbe a fondo il consumatore dal non essere disturbato da telefonate non gradite. La Bordoni da parte sua continua a replicare gridando alla “campagna denigratoria”, ma di fatto le problematiche con la gestione efficace del Registro esistono.

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