IN HOUSE

Lait, è polemica sulla ristrutturazione

Botta e risposta tra i vertici della società in house e il Pd Lazio che accusa la società di aver messo in campo un costoso piano di riorganizzazione, affidandolo a una società esterna. Il presidente Regino Brachetti: “Nessuna discrezionalità da parte del Cda, rispettiamo la spending review”

Pubblicato il 21 Dic 2012

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Scoppia la polemica sulla ristrutturazione di Lait. Oggi il presidente della in house Ict della Regione Lazio Regino Brachetti, rispondendo alle accuse del vice segretario del Pd Lazio, Paolo Bianchini che accusava dirigenza di voler mettere in campo costosi riassetti, sottolinea che “la riorganizzazione che riguarda la società punta esclusivamente a tagliare i costi, riducendo le figure apicali e razionalizzando la struttura”.

“Considerato che in Lait spa non ci sono contratti d’oro, ma retribuzioni che si inseriscono nella fascia bassa dei livelli ricoperti, occorre sottolineare che quello del responsabile del personale, il cui rapporto con Lait spa, per altro, scade il 31 dicembre 2012, ammonta a 55.000 euro lordi annui, una cifra assolutamente congrua con il ruolo e la funzione svolta – prosegue Brachetti – falsa, inoltre, è l’affermazione secondo la quale è il capo del personale a decidere autonomamente le nomine nelle commissioni di gara, come è altrettanto falso che ci siano state assunzioni anomale, visto che l’ultima assunzione a tempo indeterminato risale al primo febbraio 2010”.

Per quanto riguarda i contratti scaduti e non rinnovati, il presidente di Lait precisa che “ciò accade per le conseguenze nefaste dei dettami della spendig review che, a quanto mi risulta, non riguardano la sola Lait”. Brachetti sottolinea infine “in Lait spa non c’è alcuna gestione personalistica, considerato che la società è guidata molto correttamente da un Cda da tempo regolarmente insediato, e viene controllata da un Collegio dei Revisori, organi nei quali ogni componente svolge il ruolo che la carica gli assegna. Questa è la realtà dei fatti”.

Bianchini aveva accusato Lait di aver affidato la riorganizzazione di tutta la società, affidandola direttamente ad una società esterna per un costo di circa 40 mila euro. “Il cda di Lait ha approvato dunque un atto illegittimo, con profili di danno erariale, poiché non esiste un nuovo piano industriale che giustifichi un diverso assetto organizzativo. Dunque, la spesa è assolutamente ingiustificata – spiegava l’esponente laziale del Pd – Una manovra che si spiega soltanto con la fretta di sistemare qualche fedelissimo del presidente della società, oltre quelli assunti o promossi anche recentemente, come il responsabile delle risorse umane, un ex dirigente pensionato, beneficiario di un contratto a tempo determinato, risparmiato chissà perché dalla scure della spending review”.

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