Vodafone licenzia in Spagna. Come anticipato ieri dal Corriere delle Comunicazioni, l’operatore ha annunciato oggi l’intenzione di tagliare 900 adetti su un totale di 4300 alla luce – si legge in una nota – “della difficile situazione economica e del settore delle telecomunicazioni nel paese”.
La società ha spiegato che la riduzione della forza lavoro rappresenta un “piano globale di trasformazione” per una struttura più snella, efficiente e competitiva e sarà condotta da una contrattazione con i rappresentanti sindacali dei lavoratori. Secondo Vodafone Spagna, negli ultimi quattro anni il contesto economico del paese ha causato un calo del fatturato di oltre il 30%. Il processo di negoziazione dell’Ere (Expediente de regulación de empleo) è iniziato questa mattina con i sindacati.
L’operazione sarebbe destinata a contenere il calo dei ricavi registrato in Spagna, dove l’azienda ha chiuso il primo semestre dell’anno fiscale al 30 settembre con una diminuzione dell’11% dei ricavi derivanti da servizi, ridotti a 1,9 miliardi di euro a fronte di 2,5 miliardi di euro nel settembre del 2011. Pesa il calo dei prezzi dei servizi e il minor utilizzo del mobile da parte degli spagnoli per la crisi economica.
A novembre, presentando i risultati semestrali, Vodafone ha messo a bilancio svalutazioni per 5,9 miliardi di sterline (7,1 miliardi di euro) in Spagna e Italia, a causa del peggioramento della congiuntura economica nei due paesi, dove a causa della crisi dei consumi gli utenti stringono la cinghia sulle spese telefoniche.
A peggiorare il quadro sul mercato spagnolo, la guerra dei prezzi scoppiata negli ultimi mesi fra operatori, per mantenere i loro clienti, sempre più attratti dalle maxi-offerte degli operatori virtuali.
Telefonica e Vodafone, secondo la Reuters, sono le compagnie che più delle altre hanno sofferto di questo trend negativo in Spagna, tanto che Vodafone ha perso 278mila clienti mobili nel mese di ottobre. Nel 2011 Telefonica annunciò un piano di 6.500 tagli in patria entro il 2013, per ridare slancio al mercato domestico.