Dopo una lunga pausa di riflessione, Neelie Kroes ha deciso di rompere gli indugi sul delicato nodo della Net Neutrality. O almeno questo è quanto si evince da una tribuna che il commissario all’Agenda Digitale ha licenziato nel pomeriggio di ieri sulle colonne online del quotidiano francese Libération. L’editoriale prende le mosse dal feuilleton “Free”, il provider transalpino che nei giorni scorsi aveva a sorpresa introdotto un filtro predefinito, poi soppresso, per bloccare i contenuti pubblicitari in transito sulla sua rete mobile.
Ma a misura che le argomentazioni della Kroes entrano nel vivo spunta un passaggio che per molti equivale ad una cristallina presa di posizione. “Secondo me – scrive il commissario – l’interesse pubblico non è in contraddizione con il fatto che i consumatori si abbonino ad offerte internet limitate, e più differenziate, eventualmente ad un prezzo più basso”. Apriti cielo. E’ abbastanza per scatenare i mugugni e le recriminazione in rete dei puristi della “neutralità”, al grido di “la Kroes seppellisce la NN”. E questo nonostante l’intervento della rappresentante europea chiarisca che “per ciò che riguarda la neutralità di Internet i consumatori devono avere una scelta effettiva quanto al tipo di abbonamento che sottoscrivono. Ciò significa chiarezza, in un linguaggio non tecnico”.
In chiaro: via libera ad un accesso diversificato, purché sia scelto in piena coscienza dall’utente finale. O per meglio dire, la Commissione assicurerà un certo grado di laissez-faire solo se sorvegliato da paletti precisi. Anzitutto, in fatto di trasparenza e possibilità di cambiare operatore. Nei contratti di accesso, spiega infatti la Kroes, “devono essere menzionate le velocità effettive in condizioni normali e tutte le restrizioni imposte al traffico, di fianco ad un’opzione realistica che permetta di passare eventualmente al servizio completo”.
Alle parole, adesso, dovrebbero succedere i fatti. La Commissione ha inscritto nel palinsesto dei prossimi mesi la presentazione di una raccomandazione sulla materia. Un’azione in un certo senso obbligata, se non precipitata dai segnali che frattanto giungono da alcuni paesi membri. Dopo che l’Olanda aveva per prima “aperto le danze”, anche la Slovenia da fine dicembre 2012 si è dotata di una normativa nazionale che blinda e rafforza il principio della neutralità di Internet. E prima che altri stati ne ricalchino l’esempio, scenario tutt’altro che peregrino (a cominciare, ad esempio, dal Belgio), Bruxelles intende intervenire con un proprio pacchetto su scala comunitaria. Una prima assoluta che andrebbe a colmare un vuoto legislativo da più parti stigmatizzato. A cominciare dal Parlamento di Strasburgo che nel corso della sessione di dicembre è tornato per la seconda volta nell’arco di 24 mesi a invocare a gran voce una normativa sulla NN.
L’iniziativa dell’esecutivo di Bruxelles dovrebbe in ogni caso abbracciare tutte le sfaccettature della questione, inclusi i nodi legati alla congestione, ai servizi e alla privacy; quelli sulla trasparenza, in particolare per quanto riguarda le prestazioni effettive di internet (velocità e qualità) e le restrizioni di accesso a Internet; o ancora relativi alla possibilità per i consumatori di cambiare operatore e ai problemi di interconnessione tra operatori di rete. La raccomandazione, che secondo quanto risulta al Corriere delle Comunicazione verrà ufficializzata in concomitanza con quella sugli investimenti nel campo delle NGN, sarebbe inoltre basata sulle conclusioni di una consultazione pubblica lanciata in luglio.
All’epoca, pur tenendosi sul vago, la Kroes aveva già anticipato che l’intenzione di conferire massima priorità “alle esigenze dei consumatori”. Tuttavia, negli ultimi tempi, almeno nei ranghi della Commissione, è prevalsa una certa cautela sull’argomento: rade le uscite pubbliche, e in genere piuttosto opache.
Tornando invece al caso “Free”, nel suo commento su “Libé” la Kroes bada a minimizzare le polemiche sostenendo che la mossa dell’operatore “non è una rivoluzione in sé” perché “sono già disponibili in rete applicazioni che permettono di bloccare la pubblicità”. Il dibattito resta comunque aperto, e molto acceso, al di là della Alpi.