Ci può essere un mercato dell’usato digitale? Sì. Almeno, è quel che pensa John Ossenmacher, imprenditore Usa fondatore di ReDiGi, la prima piattaforma al mondo per il commercio di musica digitale “usata”. Ossenmacher sta puntando a sbarcare in Europa, dice il Financial Times. L’operazione potrebbe risultare dirompente, per il mercato dei media all’interno del quale i consumatori acquistano miliardi di euro e dollari in musica, e-book e film da servizi come iTunes di Apple e Amazon, senza nessuna possibilità, però, di rivenderli. Lo sbarco nel Vecchio continente rimetterebbe al centro della scena il dibattito sulla gestione dei diritti d’autore e sul diritto dei consumatori di commerciare beni digitali allo stesso modo in cui vengono commerciati beni materiali.
ReDiGi non l’ha ovviamente sempre passata liscia: il gruppo è stato accusato l’anno scorso di violazione del copyright dalla Capitol Records (Emi) ed è ancora in attesa di giudizio.
La società, fondata nel 2011, punta a espandere il proprio business a libri digitali, videogame, software e film. Fra i dpendenti, ricercatori del Mit e investitori fra cui alcuni studi legali di Boston, specializzati in tecnologia.
Il modello di business è basato su una piccola trattenuta sulle transazioni che avvengono sul sito. I brani vengono venduti per circa 60 centesimi (contro i 99 di iTunes). L’imprenditore è convinto dell’assoluta legalità del sistema: “Le leggi sulla proprietà di tutto il mondo assicurano il diritto di rivendere quello di cui sei entrato in possesso legalmente”. Società come Emi stanno cercando di “cambiare lo status quo di fatto derubando le persone del proprio diritto a rivendere beni digitali”.
Quando viene acquistato un file sul sito ReDiGi, la compagnia sposta il file dal proprio server e rimuove le copie dal computer dell’utente. L’acquirente può poi accedere alla canzone comprata attraverso la app ReDiGi e rivenderla in un secondo momento.