“Nel medio periodo ci sarà un ulteriore trasferimento di frequenze dalla televisione alla telefonia mobile. Le televisioni cercheranno di opporsi a questa prospettiva, ma il trend di lungo periodo è ormai chiaro. Di necessità, l’attuale pianificazione delle frequenze dovrà essere largamente rivista, per tener conto della riduzione delle risorse a disposizione”.
Lo scrive Pier Luigi Celli su Affari & Finanza, in un’analisi che punta il dito sull’assenza nelle “agende” della campagna elettorale in corso sulla necessità di ripensare lo sviluppo dell’audiovisivo italiano in ottica di “distretto Italia” nell’arco della legislatura 2013-2018.
Un nuovo governo che “con decisione impostasse una politica di sviluppo del settore audiovisivo e avviare un’ordinata transizione al futuro assetto delle frequenze, potrebbe concordare con l’Unione Europea la chiusura della procedura di infrazione” per difetto di pluralismo nel mercato televisivo.
Al legislatore e alle autorità regolamentari nei prossimi anni si porrà quindi il compito di varare una normativa in grado di governare lo sviluppo tecnologico e l’irruzione sul mercato di player globali. I temi più attuali e pressanti sono “la revisione del diritto d’autore per adattarlo al contesto multimediale; sostegno ai sistemi tecnologici aperti e pro-competitivi; e regime fiscale per soggetti come Google, in modo da non consentire distorsione della concorrenza”. Per ripartire, determinante sarà “la riforma della Rai”.