L’e-privacy conquista spazio di discussione e s’impone come “tema quanto mai centrale per lo sviluppo economico della Rete”. A dirlo è Fabiano Lazzarini, general manager di Iab Italia, in vista dell’imminente arrivo di “nuove e più stringenti regole” con cui dovranno misurarsi gli operatori dell’advertising online.
Lo scorso 19 dicembre il Garante della Privacy ha, infatti, avviato una consultazione pubblica con lo scopo di fare maggiore chiarezza sui cookie, i piccoli file di testo che tracciano la navigazione, innescando, se l’utente acconsente, l’invio di pubblicità mirata da parte dei proprietari e gestori dei siti. Non stupisce, dunque, che anche l’associazione presieduta da Simona Zanette si sia attivata per partecipare alla consultazione, la cui chiusura è attesa per metà marzo.
“Questa consultazione è essenziale per la nostra industry e siamo molto lieti che il Garante abbia ritenuto opportuno aprirla agli operatori del settore, a dimostrazione di una confermata volontà di dialogo con le aziende e i consumatori, mai mancata negli anni – spiega Lazzarini –. La difficoltà, chiaramente, è quella di trovare una sintesi bilanciata tra i vari interessi in gioco, ovvero la tutela dei dati personali e la continua crescita di uno dei potenziali settori di sviluppo del nostro Paese. L’augurio è che le soluzioni proposte siano tecnicamente realizzabili ed efficaci”.
Iab Italia rema a favore dell’Autority e ribadisce l’importanza di “fornire all’utente un’informativa semplificata e soprattutto formativa,che dia modo all’utente di poter scegliere consapevolmente quali cookie ricevere e da quali aziende, in linea con quanto Iab a livello europeo sta promuovendo attraverso la guida sulla pubblicità comportamentale.
Resta aperta, invece, la questione di un mancato confronto internazionale ad armi pari: un anno fa l’Italia, come del resto tutta l’Europa, modificando la Direttiva e-Privacy (2002/58/CE), ha fatto suo il principio dell’opt-in, cioè il consenso preliminare del trattamento dei dati personali. “Ma – precisa Lazzarini – tale direttiva può essere implementata in maniera sostanzialmente diversa nei vari Paesi e, di conseguenza, alcune regole valide per un uno possono non esserlo in un altro, creando ambiguità e incertezza per le aziende attività che operano in diversi Stati. Ci piacerebbe, al fine di permettere una sana crescita delle imprese italiane, sia quelle coinvolte direttamente nella filiera dell’It sia quelle che usufruiscono dei loro servizi, poter competere sulla Rete con le stesse regole applicate negli altri Paesi europei”.