Il bando per la Posta elettronica certificata continua a far
parlare di sé. Il Ministero della PA e Innovazione, che quel bando
lo ha fatto, ci tiene a mettere i puntini sulle i della polemica
sollevata dal caso Poste italiane, la presunta “avvantaggiata”
date le specifiche tecniche richieste dal disciplinare di gara.
Prima fra tutte quella che prevede che il futuro concessionario sia
dotato di una rete di sportelli in grado di assicurare l’accesso
in almeno l’80% dei Comuni italiani, con popolazione residente
superiore a 10mila abitanti.
“Quella caratteristica tecnica è stata inserita nel disciplinare
perchè è lo stesso Dpcm del maggio 2009, che norma l’adozione
della Posta certificata nelle PA, a richiederla – fanno sapere al
Corriere delle Comunicazioni da Palazzo Vidoni -. Il provvedimento
prevede infatti che la Pec sia rilasciata previa identificazione
personale del cittadino presso uffici pubblici o aperti al pubblico
largamente diffusi sul territorio”.
Nello specifico per richiedere la mail certificata è possibile
fare online solo una pre-iscrizione, mentre per l’attivazione
bisogna recarsi agli sportelli abilitati del concessionario.
“Abbiamo cercato di garantire una reale capillarità del
servizio in risposta ai requisiti previsti dal Dpcm – rimarca
il Ministero -. Non ci possiamo permettere di lanciare un progetto
paese come la Pec senza che effettivamente tutti i cittadini
possano comodamente accedervi”.
Ma questa rete non deve essere proprietaria, quindi non solo Poste,
che dei suoi uffici è diretta proprietaria, sarebbe abilitata a
gareggiare.
“Il disciplinare richiede solo che la rete sia organizzata e
capillare: in questo senso sono ammessi anche reti commerciali
organizzate, come franchising tanto per fare un esempio”,
puntualizzano ancora gli esperti di Brunetta.
Inoltre il bando di gara parla esplicitamente di raggruppamenti
temporanei di impresa. “Non è specificato da nessuna parte che
debba essere una sola azienda ad avere tutti i requisiti richiesti,
se così fosse stato, il supposto vantaggio di Poste italiane
avrebbe avuto un fondamento – precisano dal Ministero –. Al
contrario è possibile che anche due o più società si accordino
per mettere a fattor comune il loro know tecnologico e la loro
rete, proprietaria o meno, per partecipare alla gara” Va inoltre
tenuto conto del fatto -sottolineano dal Ministero – che il bando
prevede il cosiddetto ‘avvalimento’, ovvero la possibilità di
un’azienda di avvalersi delle competenze di un’altra, anche
più piccola, per rispondere ai requisiti previsti dal bando di
gara”.
Last but not least, la questione relativa alle funzionalità
della Pec. Il disciplinare regola una Cec-Pac (Comunicazione
elettronica certificata tra PA e cittadino) utilizzabile solo nelle
comunicazioni tra pubbliche amministrazioni e utenti. “Anche in
questo caso – concludono dal Ministero – abbiamo dato una
risposta a quanto richiesto dal Dpcm che ha normato esclusivamente
una casella certificata per permettere agli utenti di dialogare
agevolmente con la PA. Non potevamo regalare (la Pec sarà gratuita
ndr) uno strumento utilizzabile in ogni settore. Saremmo entrati a
gamba tesa nel mercato privato degli operatori Pec. Quale operatore
sarebbe stato in grado di competere con una Pec pubblica
gratuita?”. Nessuno, effettivamente.