Nella telefonia fissa “occorre un intervento per correggere lo squilibrio competitivo”. Lo ha detto il numero uno di Wind, Maximo Ibarra, in un’intervista su Repubblica aggiungendo che “sul mobile stiamo andando molto bene ed infatti continuiamo a crescere nonostante la crisi, come clienti e come quota, tanto che puntiamo alla leadership del segmento residenziale entro la fine del 2013. Questo vuol dire semplicemente che sappiamo lavorare. Ma vuole anche dire che sulla telefonia fissa, le cose non vanno. E se le cose stanno così allora non ci restano alternative: dovremo lasciare e chiudere Infostrada. E senza Infostrada, che insieme a Wind ha investito 900 milioni di euro soltanto nell’ultimo anno, gli effetti sarebbero negativi per i consumatori e per il Paese”. “Il problema è che in Italia – ha spiegato l’ad – abbiamo un costo di unbundling, l’affitto che paghiamo a Telecom Italia per l’ultimo miglio, che è attualmente di 9,28 euro al mese, tra i più alti in ambito Ue”
Ibarra spiega che “questo valore crea a noi e a tutti gli altri operatori alternativi forti difficoltà di cassa.” “Il nostro margine di gestione operativa non ha mai superato il 15-16% (mentre per l’incumbent va oltre il 43%) – spiega il numero uno di Wind – se da questa voce togliamo gli investimenti che stiamo realizzando sulla rete per accrescere la nostra copertura, già oggi del 62% della popolazione italiana, andiamo in negativo: la rete fissa per noi brucia cassa. E questo dopo aver pagato una bolletta a Telecom Italia che oggi è di 500 milioni netti di euro l’anno, tanto che siamo il loro miglior cliente”. Secondo Ibarra, “basterebbe abbassare almeno di un euro il costo mensile dell’affitto di una linea per recuperare 70 milioni. Si tratta di una cifra che permetterebeb a Wind ci permetterebbe di non bruciare più cassa in Infostrada”.
Circa un eventuale accordo tra Telecom e Cassa Depositi e Prestiti, “il discrimine – ha messo in evidenza Ibarra – è nella trasparenza e nella parità di accesso. Tutto il resto è secondario. Siamo pronti a partecipare, anche conferendo i nostri asset in fibra, se si andrà in questa direzione. O anche a essere semplici affittuari di una società Telecom-Cdp. Dipende da cosa ci chiederanno e ci offriranno. Ma la parità di accesso ed una chiara e trasparente governance sono per noi condizioni irrinunciabili”.
A proposito delle Internet company, Ibarra ritiene che si tratti di un “tema da sfatare”. L’Ad di Wind non vede “problemi”; “Google, Amazon, Facebook – ha sottolineato – non sono un rischio per le telecom mobili: sono un’opportunità. E non è una speranza: è una realtà. VimpelCom, a cui fa capo Wind, ha appena siglato un accordo proprio con Google per la “revenue sharing” dei contenuti comprati dai nostri clienti attraverso il market place di Android, Google Play“.