“Accorpare le società in house regionali che gestiscono Ict pubblica, trasformarle in Agenzie per grandi aree territoriali che interloquiscano con l’Agenzia per l’Italia Digitale e valorizzino quelle professionalità compresse da modelli di governance in cui la politica si impone oltre ogni limite”.
E’ la proposta lanciata questa mattina a Roma da Linda Lanzillotta, candidata al Senato per la lista Con Monti per l’Italia, durante il convegno “Il ruolo delle società regionali Ict per l’Agenda Digitale Italiana” promosso da Assinter Italia in collaborazione con il Corriere delle Comunicazioni.
“Dovremmo ancorarci di più ad un sistema nazionale di programmazione strategica che si occupi della crescita della digitalizzazione nel sistema pubblico – ha spiegato Lanzillotta – seguendo delle linee organizzative ben precise: ridurre il numero delle società, semplificarne il modello, staccarle dal condizionamento della politica, inserirle in un sistema nazionale che garantisca standard comuni, interoperabilità e monitoraggio sui territori, per la digitalizzazione del settore pubblico”.
Dello stesso avviso Lionello Cosentino, senatore del PD, che sottolinea anche la necessità di rivedere il rapporto stato-regioni – e quindi il sistema del federalismo italiano – per dare vita a una programmazione strategica dell’innovazione pubblica. Secondo Cosentino “la frammentazione che si rileva nello sviluppo dell’IT territoriale è segno di un federalismo distorto, in cui lo stato ha abdicato la sua funzione di monitoraggio e di garanzia”.
“Nel settore dell’innovazione è necessaria una forte governance centrale anche per offrire chiarezza alle azioni dei territori – ha sottolineato l’esponente PD – Si tratta di un presupposto fondamentale per qualificare la funzione di co-progettazione che le società regionali svolgono per dotare le amministrazioni di quelle competenze tecnico-manageriali utili ad elaborare e realizzare progetti a valore aggiunto che rispondano alle esigenze di una domanda pubblica realmente qualificata”.
Per Antonio Palmieri, responsabile Innovazione del Pdl, è necessario valorizzare e mettere a fattor comune le esperienze che funzionano e danno valore al sistema Italia. “Già nel lungo e travagliato iter del decreto sull’Agenda digitale ho fatto presente la necessità di rispettare lo specifico regionale – ha sottolineato Palmieri, in una lettera inviata ai relatori del convegno – Per favorire questo aspetto, a prescindere da quale governo avremo dopo le elezioni, è necessario che sia sempre più assecondato e sostenuto dai decisori politici lo sforzo di Assinter di supporto alla cooperazione regionale e all’estendersi delle virtuosa pratica del riuso. Un esempio efficace di ciò che le società in house possono fare per sviluppare l’IT dei territori, a vantaggio di tutto il sistema Paese, è rappresentato dalla Lombardia dove il livello di digitalizzazione di servizi e delle procedure è tra i più alti di Italia”.
Alberto Daprà, presidente Assinter, ha ricordato che le società regionali Ict che lavorano col modello in-house rappresentano un valore della roduzione di oltre 800 milioni di euro l’anno, oltre che migliaia di posti di lavoro, e intendono svolgere un ruolo centrale non solo nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Italiana, ma nel trainare lo sviluppo del comparto Ict e del sistema-Paese in generale. “Le società Ict in-house devono essere strumento di ammodernamento per le Regioni e metterle in grado di erogare servizi efficienti a cittadini e imprese – ha evidenziato – “Promuovere l’innovazione digitale vuol dire far crescere la nostra produttività. L’Agenda Digitale è un’occasione storica per mettere a frutto il lavoro già fatto dalle Regioni e dalle loro società Ict: queste rappresentano un patrimonio di competenze e soluzioni che non possiamo permetterci di sprecare. L’innovazione oggi si costruisce sulla base del lavoro già fatto, potenziando la collaborazione con il mercato, col quale non siamo in concorrenza, e l’impatto sul sistema produttivo locale. Bene il coordinamento nazionale dell’Agenzia per l’Italia Digitale e siamo pronti a perseguirne gli obiettivi, nell’ottica di un sistema federato”.
Un sistema federato vuol dire innanzitutto dialogo tra i diversi attori regionali, con condivisione dei servizi, diffusione del cloud, consolidamento dei data center, sviluppo di una centrale della committenza per risparmiare sui costi e migliorare la qualità. Sono alcuni dei punti su cui si concentrerà l’azione delle società regionali Ict in-house, mentre si trasformano anche i loro modelli organizzativi e di governance: si passa da semplici erogatori di Ict per le Regioni a loro partner strategici, come emerso anche dalla Ricerca Assinter 2012.