IL CASO

Sim false Telecom Italia: il processo si sposta a Roma

Accolta la richiesta della difesa dei tre imputati Riccardo Ruggiero, Massimo Castelli e Luca Luciani che hanno contestato la competenza territoriale del tribunale milanese

Pubblicato il 11 Feb 2013

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Il processo sulle cosiddette “sim fantasma” di Telecom Italia va spostato a Roma in quanto il tribunale di Milano non ha la competenza territoriale. Lo ha stabilito con una sentenza la terza sezione del tribunale di Milano, accogliendo la richiesta delle difese dei tre imputati, disponendo il trasferimento degli atti alla procura di Roma. Sotto processo a Milano, con l’accusa di ostacolo all’autorità di vigilanza, attraverso false comunicazioni, c’erano l’ex amministratore delegato di Telecom Italia Riccardo Ruggiero (2002-2007), il direttore operativo di Tim dal 2005 al 2007 Massimo Castelli e il responsabile marketing tra il 2006 e il 2008, ed ex numero uno di Tim Brasil, Luca Luciani.

I tre ex manager sono accusati di aver tenuto in vita tra il 2006 e il 2008 (contestazioni fatte dal 2007 al 2009 con riferimento agli esercizi precedenti) in maniera artificiale 5,3 milioni di schede sim con apposite ricariche di un centesimo, gonfiando la base clienti di Telecom e le sue quote di mercato. Inoltre, dal 2005 al 2008 (contestazioni fatte dall’aprile 2006 al marzo 2009) la durata di oltre un milione di schede attivate sarebbe stata fittizia. Alla richiesta delle difese si erano opposte la procura di Milano, con il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, e la parte civile, Telecom Italia, sostenendo che la competenza era di Milano. Il tribunale non ha condiviso questa impostazione e ha, invece, accolto la richiesta dei difensori dei tre ex manager, disponendo il trasferimento degli atti alla procura di Roma, cui spetterà di decidere se rinnovare la richiesta di rinvio a giudizio.

Secondo le indagini, tra il 2005 e il 2008, sarebbero state ricaricate con un solo centesimo le cosiddette “sim dormienti” che dovevano essere disattivate, per un totale di oltre 5 milioni di schede. Con questo metodo, deciso dai 3 imputati, la società avrebbe fatto figurare più clienti di quelli reali, aumentando la quota di mercato.La società di telecomunicazioni si è anche costituita come parte civile contro i tre imputati.

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