La nuova frontiera dell’Ict si chiama Africa. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati Microsoft e Huawei, che hanno stretto un’alleanza per lanciare uno smartphone destinato al mercato africano. Ma altri colossi tecnologici internazionali, da Samsung a Zte, da Ericcson a Google, stanno puntando sempre più sul continente che vanta il più alto tasso di crescita nel numero di telefonini “smart” al mondo: secondo l’associazione Gsma (rappresenta gli operatori globali di telefonia mobile), dal 2000 ad oggi le vendite sono cresciute in media del 43% ogni anno.
Dal 5 febbraio c’è anche Huawei 4Afrika, frutto della collaborazione tra il gruppo cinese e il gigante fondato da Bill Gates che ha contribuito al device con il proprio sistema operativo Windows Phone. Costa 150 dollari e sarà venduto inizialmente in sette Paesi africani. All’interno dell’operazione “for Africa” Microsoft investirà in una rete wireless a banda larga (nella Rift Valley, in Kenia) che utilizzerà gli white space e l’energia solare per portare connettività Internet nelle aree rurali. E si impegnerà in altri micro-progetti, da un centro di formazione all’hi-tech a una Appfactory per lo sviluppo di app africane per il Windows Store.
Un attivismo che fa a gara con quello di Google, già da tempo presente in Africa dove sono molto diffusi ali smartphone a basso costo basati su Android. Mountain View è coinvolta in progetti di rete come Wazi Wifi, servizio in collaborazione con il Wananchi Group per un Internet meno costoso e più affidabile a Nairobi (Kenya). E inoltre intende aiutare le piccole imprese ad andare online e si sta impegnando per rendere il search accessibile in tutti i linguaggi africani. Di recente l’executive president di Google, Eric Schimdt, reduce da un tour nell’Africa sub-sahariana, ha confermato che è il Kenya l’oggetto del desiderio del gruppo. “Nairobi – ha detto – è un vero tech hub e può diventare la leader africana in questo settore”.
Se gli americani stanno spingendo adesso sull’acceleratore, i cinesi sono penetrati già da anni nel mercato africano, tanto che si è parlato di una sorta di neo-colonialismo economico da parte degli asiatici. Qualche mese fa Li Dafeng, responsabile di Huawei per l’Africa meridionale e orientale ha detto che i profitti in quest’area sono destinati a crescere del 30% nei prossimi tre anni. In particolare il gruppo punta sugli smartphone. “La loro penetrazione – ha spiegato – è in media del 10% (con punte del 16% in Kenya), mentre in Cina arriva al 30% e in Europa supera il 50%: un grande potenziale”. In questo contesto ha riscosso successo Ideos, primo smartphone di Huawei sotto i 100 dollari, di cui nell’ultimo anno sono state vendute circa 250mila unità, consentendogli di raggiungere soltanto in Kenya una quota di mercato del 45%.
Ma anche gli svedesi di Ericsson sentono il richiamo dell’Africa. A dicembre il gruppo ha annunciato di aver collaborato con Mtn South Africa, società internazionale di telefonia mobile con sede in Sudafrica, per lanciare la prima rete commerciale Lte nel Paese. È il primo network commerciale costruito dal gruppo scandinavo nel continente e il lancio avverrà a un anno dall’avvio del progetto-pilota. “Aprirà infinite opportunità e cambierà il modo in cui la gente vive e lavora” ha commentato Lars Lindén, alla guida della regione dell’Africa subsahariana di Ericsson. L’Africa insomma è considerata un laboratorio sempre più interessante per progetti di sviluppo innovativi, grazie anche ai suoi oltre 500 milioni di cellulari e al successo di esperimenti tecnologici quale Mpesa, sistema di money transfer via cellulare adottato dal 65% dei keniani.