Promuovere lo sviluppo e l’utilizzo dei media digitali salvaguardando il diritto di creativi e detentori del copyright di guadagnare dal loro lavoro, gli interessi economici dei distributori e il desiderio degli utenti finali di godere a pieno di contenuti e applicazioni appare come la quadratura del cerchio nell’economia digitale. Se ne occupa dal 2004 il Digital Media Project (Dmp), organizzazione no-profit (che porta avanti il lavoro del precedente Digital Media Manifesto) che ha messo a disposizione dei suoi membri il codice sorgente del software per la Open Connected Tv (Octv). La piattaforma informatica, basata su standard internazionali, serve a trasformare i servizi Tv a senso unico – la tv tradizionale – in una tv connessa alla rete che offre un mix di prodotti, contenuti, servizi e applicazioni con accesso e trasmissione di tipo multicanale, interoperabile, a due sensi e anche con la possibilità di utilizzare un secondo schermo interattivo (del pc, smartphone o tablet).
La novità di questo software per la Octv, come spiega Leonardo Chiariglione, fondatore e presidente del Dmp, sta anche nella capacità di integrare le tecnologie per la gestione del diritto d’autore: installandolo e caricando il link a un video si vedrà che il programma informa se il contenuto è visibile, se si trova in archivio, se è coperto da licenza o è distribuito da terze parti; il software specifica anche per quanti giorni il video è a disposizione, se per un uso “istantaneo” o in un’ottica di lungo termine (per alcune settimane gratuitamente, poi scattano i diritti). “Ma è solo un esempio e le possibilità di gestione dei diritti sono molteplici, in base a varie formule”, chiarisce Chiariglione. “Questa non è una tecnologia che blocca i contenuti, ma che assegna i diritti. Chi vuole, potrà prevedere anche una remunerazione”. Sono infatti le diverse parti coinvolte (creatori dei contenuti, editori, distributori, ecc.) a decidere, in modo flessibile, quali diritti far pagare e se prevedere uno sfruttamento commerciale.
Nella stessa direzione (facilitazione della gestione del diritto d’autore nella salvaguardia degli interessi di tutte le parti) può essere letto anche il completamento del nuovo standard Hevc (High Efficiency Video Coding) dell’Mpeg, che dimezza il bit rate necessario per trasmettere video Hd. Le implicazioni interessano da vicino utenti e detentori di diritti, visto che “lo sfruttamento del diritto d’autore diventa possibile se c’è una tecnologia di distribuzione del contenuto”, sottolinea Chiariglione. L’Hevc si rivolge agli standard di trasmissione per apparati mobili in Hd e apre le porte ai nuovi contenuti 4K, a risoluzione altissima; non si possono ancora distribuire sul Dtt perché occorre un numero di bit al secondo troppo elevato, ma con l’Hevc è sufficiente la metà del bit rate e non si intacca la qualità.
Il dibattito sull’affermazione dei contenuti 4K è aperto (gli apparati sono ad oggi molto costosi, anche se Deloitte prevede quest’anno una crescita delle Tv ultra-Hd e delle Smart Tv), “ma in fatto di tecnologia di compressione del video l’annuncio dell’Mpeg ci dice che siamo pronti”, indica Chiariglione. “Con nuove formule di sfruttamento per i vari player della catena del valore e una molteplicità di applicazioni possibili”.