PIAZZA AFFARI

Tim, il titolo scivola (ancora) in Borsa: pesa il downgrade di Barclays

La banca d’affari taglia il prezzo obiettivo del 21% e le azioni arrivano a perdere oltre l’8%. “I piani per scorporare l’azienda e per fondere la rete con Open Fiber, entrambi in grado di creare valore, sono in corso ma stanno affrontando ostacoli crescenti e potrebbero non concretizzarsi se non in tempi lunghi”

Pubblicato il 16 Set 2022

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Tim crolla di nuovo a Piazza Affari. A zavorrare il titolo, che arriva a perdere fino all’8%, il taglio al prezzo obiettivo da parte degli analisti di Barclays del 21% a 15 centesimi per azione

Il downgrade di Barclays

“Tim sta affrontando un deterioramento strutturale del contesto competitivo in Italia senza che ci sia un miglioramento in vista. I piani per scorporare l’azienda e per fondere la rete con Open Fiber, entrambi in grado di creare valore, sono in corso ma stanno fanno affrontando ostacoli crescenti e potrebbero non concretizzarsi se non in tempi lunghi”. Questa la motivazione con cui gli analisti di Barclays hanno tagliato a “underweight” (da “equalweight”) la raccomandazione sul titolo Tim con un target di prezzo a 0,15 euro (da 0,20).

In Borsa le azioni Tim sono scivolate fino a 0,1876 nella prima fase di contrattazione (-5,7%) per poo segnare un -5%. In un ampio report sul settore delle telecomunicazioni, Barclays aggiusta le stime per le principale quotate europee alla luce di un quadro economico con economia in frenata e prezzi dell’energia in aumento: se in alcuni mercati (Regno Unito, Olanda, Nord Europa e in misura minore in Francia) è probabile attendersi un aumento dei prezzi al cliente che possa compensare i fattori negativi, questo non avverrà in Italia e Spagna, secondo gli analisti.

Per Tim inoltre, sottolinea il report, le stime peggiori a causa dello scenario macro sono ulteriormente amplificate dall’indebitamento finanziario che grava sul gruppo e dalle minori probabilità che la ristrutturazione societaria diventi efficace a breve.

Tim deve affrontare “un impatto teorico del 5% sul margine operativo lordo” senza calcolare “scostamenti previsti sui ricavi” per l’anno in corso, prevedono gli analisti.  Tra gli scostamenti nei ricavi gli analisti indicano “un incremento da 200 a 260 milioni di euro per i costi della componente energia per l’anno in corso, che saliranno di ulteriori 90 milioni nel 2023”.

Previsti anche “incrementi nel costo del lavoro, negli affitti e un aumento degli investimenti legati alla posa della banda larga all’ultimo miglio (Ftth)”. Secondo gli analisti “Tim sarà in grado di superare gli aumenti dei prezzi per affrontare i venti contrari grazie all’ambiente competitivo presente in Italia”. Prezzi previsti in aumento anche in Brasile “a seguito del consolidamento del mercato”. Nel Paese Carioca però, a causa anche dell’effetto dovuto ai cambi, l’impatto sull’utile operativo sarà pari al 3% nel 2023.

Gli analisti di Barclays valutano poi l’effetto sul gruppo di una possibile vittoria della coalizione di Centro-destra alle prossime elezioni del 25 settembre. A loro avviso, una possibile nazionalizzazione della rete e la cessione delle attività commerciali (ServoCo) e del Brasile, potrebbero causare un “deragliamento dei piani del management”. Inoltre, “sebbene una nazionalizzazione potrà offrire la possibilità di un’uscita anticipata delle minoranze dal capitale, il prezzo potenziale dell’offerta è sconosciuto”. “Il tutto – concludono – rende l’investimento nel Gruppo ancora più complesso, ritardando la visibilità su quando Tim verrà ristrutturata”.

Il crollo della scorsa settimana

La scivolata di oggi segue quella della scorsa settimana: l’8 settembre il titolo Tim è stato posto in asta di volatilità a Piazza Affari. Dopo una mattinata progressivamente sempre più negativa, il titolo ha segnato un calo teorico del 4,7% per poi scivolare fino a -4,8% e risalire, ma sempre con segno meno, a -3,8%. In corso di seduta il nuovo minimo storico è stato toccato a quota 0,1936 euro. Tim ha toccato dunque i nuovi minimi storici in Borsa, con il titolo che chiude sotto i 20 centesimi ad azione e una capitalizzazione prossima ai 4 miliardi di euro, di cui 2,94 riferiti al capitale votante.

Sullo sfondo del tonfo in Borsa i dissapori tra i soci Cdp e Vivendi sulla valutazione della rete, con i francesi che hanno accusato il consigliere di Tim e presidente di Cdp, Giovanni Gorno Tempini, di conflitto di interessi e quest’ultimo che, secondo indiscrezioni di stampa, ha criticato in cda la diffusione a mezzo stampa delle valutazioni della rete portate all’attenzione del consiglio da Rothschild, advisor dei francesi.

L‘Ad di Tim Pietro Labriola aveva cercato di rassicurare il mercato, dicendo di non farsi influenzare dalle indiscrezioni di stampa.

Secondo Labriola il titolo di Tim è sottovalutato. In un incontro con gli oltre mille manager della società, l’Ad ha invitato la squadra a non farsi condizionare dalle indiscrezioni di stampa e a concentrarsi sui risultati.

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