L’autenticazione biometrica (Face ID, Touch ID, riconoscimento della voce) o tramite username e password è oggi la principale chiave d’accesso ai conti bancari, agli account di pagamento e ai profili social, una chiave tanto diffusa quanto poco tutelata. Secondo quanto emerso dall’ultima ricerca di Ipsos “Violazione dell’identità digitale, comportamenti adottati e rischi percepiti”, su un campione rappresentativo della popolazione nazionale, secondo cui i benefici del progresso tecnologico e scientifico superano i rischi per il 40% degli italiani intervistati.
Quasi un terzo degli italiani, il 28%, ha subito una violazione della propria identità digitale come un accesso fraudolento al proprio profilo social o finanziario, o un furto di foto digitali. A fronte di questo il 94% degli italiani adotta almeno una misura per fronteggiare i rischi e il 71% fornisce solo i dati obbligatori.
“La crescita delle violazioni, rispetto alle rilevazioni passate, si accompagna anche la messa in atto di comportamenti per tutelarsi contro questi rischi”, si legge nel report. Ad esempio il 46% non pubblica foto di minorenni, o non pubblica proprio sue foto (33%), il 28% utilizza il software per proteggere la propria identità e il 16% controlla cosa fanno figli e nipoti.
IDalla ricerca emerge la convinzione che le misure di protezione autonome siano sufficienti a garantire una forma di tutela. Ma nel momento in cui si presenta la possibilità di stipulare una polizia per proteggere i propri dati, la risposta è del 71%. I giovani tra i 18 e i 34 anni di età sono i più propensi a sottoscriverla (79%).