L’Antitrust europeo è pronto ad archiviare l’indagine aperta nel settembre 2011 sul rischio di condotte discriminatorie nel settore dei pagamenti online (ePayment). L’annuncio è stato dato in mattinata dallo stesso titolare Ue alla concorrenza, lo spagnolo Joaquim Almunia, nel corso di una conferenza tenutasi a Parigi. La vicenda affonda radici nello schema di standardizzazione lanciato dallo European Payment Council (Epc) – organismo che raggruppa i principali istituti di credito del Vecchio Continente – per arrivare al traguardo di un’Area unica europea dei pagamenti (meglio nota come Sepa). In soldoni, per permettere agli utenti di compiere transazioni online dal proprio conto su tutto il territorio europeo e a prescindere dalla collocazione geografica.
Uno sforzo d’armonizzazione – quello ingaggiato dall’Epc per garantire l’interoperabilità dei diversi sistemi nazionali – sicuramente positivo, nonché incoraggiato dalle istituzioni europee. Ma non scevro d’incognite. La Commissione, infatti, aveva avviato un’inchiesta formale contro l’organismo paventando che i criteri tecnici fissati per la standardizzazione potessero causare restrizioni alla concorrenza, per esempio ostacolando l’ingresso nel mercato dell’ePayment di nuovi operatori o di fornitori di servizi non direttamente legati ad una banca (è il caso di Paypal). La principale motivazione addotta da Bruxelles verteva sul fatto che “l’esclusione di questi attori potrebbe condurre ad una crescita dei prezzi per i commercianti online e dunque per i consumatori”. La procedura era partita a seguito della denuncia presentata da Payment Network, società tedesca specializzata nelle transazioni online e attiva in diversi contesti nazionali, tra cui l’Olanda, il Regno Unito e anche l’Italia.
Alla fine dei conti pare che la mossa dell’Antitrust comunitario abbia pagato. L’Epc, pur criticandola aspramente, ha di recente deciso di fare marcia indietro sospendendo per il momento il filone del programma proprio relativo ai pagamenti online. Decisione accolta con favore da Almunia, il quale ha oggi confermato “che la Commissione dovrebbe presto chiudere l’indagine”. Il che non vuol dire che Bruxelles sia disposta ad allentare la sorveglianza sulle banche. Il Commissario europeo ha anche avuto premura di precisare che tutte le ulteriori tappe del Sepa saranno monitorate da vicino soprattutto per quel che riguarda le ricadute sulla concorrenza. “Lavoreremo a stretto contatto con i regolatori nazionali per fissare obiettivi e regole più precise”, ha aggiunto. E non per niente Bruxelles sta studiando nuove piste regolamentari nel campo dell’ePayment, in particolare in merito all’interoperabilità e alla sicurezza.
Resta fermo che il Sepa, nelle sue linee generali, ha il pieno appoggio della Commissione. Che per altro era stato reiterato da Almunia proprio in occasione dell’apertura della procedura. “Plaudo agli sforzi compiuti dallo European Payments Council per sviluppare standard in questo settore”, aveva detto all’epoca il Commissario. Salvo augurarsi che il “processo di standardizzazione non freni inutilmente le possibilità di quanti non vi partecipano”.