“L’offerta arriverà, non saranno disattesi i contenuti del memorandum già firmato e sarà un’offerta a valori di mercato”: è quanto riferisce l’agenzia adnkronos – citando “diverse fonti” – in riferimento al dossier rete unica, ossia all’avanzamento dei lavori frutto del memorandum siglato a maggio scorso tra Tim, Cdp, Open Fiber e i fondi Kkr e Macquarie che prevede la presentazione di un’offerta in esclusiva entro 31 ottobre.
I nodi da sciogliere
Ma sono due i nodi ancora da sciogliere: il prezzo, alias la valorizzazione della rete – c’è forte disallineamento fra i desiderata di Vivendi (che punta ai 30 miliardi e passa) e quanto stimato dai principali analisti e dalla stessa Cdp (qui la forchetta si attesta fra i 15 e i 18 miliardi); le tempistiche, perché il dossier potrebbe slittare per dare la possibilità al prossimo Governo di valutarlo.
L’obiettivo del memorandum
L’obiettivo del Mou siglato a maggio “è avviare un processo volto alla creazione di un solo operatore delle reti di telecomunicazioni, non verticalmente integrato, controllato da Cdpe e partecipato da Macquarie e Kkr, che consenta di accelerare la diffusione della fibra ottica e delle infrastrutture Vhcn (Very High Capacity Networks) sull’intero territorio nazionale, permettendo così l’accesso ai servizi più innovativi ed efficienti offerti dal mercato alla generalità della popolazione, agli enti pubblici e alle imprese, contribuendo in tal modo ad uno sviluppo più celere, duraturo e sostenibile del Paese”, si legge nella nota emessa a seguito dei cda di tutte le parti in causa a fine maggio.
Il piano vede dunque Cdp Equity a fare da “regista” dell’operazione “nel rispetto dei vincoli regolatori inerenti le attività infrastrutturali, dei processi autorizzativi interni e degli interessi dei rispettivi azionisti, investitori e stakeholder, nonché in piena, trasparente e preventiva consultazione con tutte le competenti autorità nazionali ed europee”.
L’Opa di Cdp
Nel mese di agosto l’indiscrezione di stampa sull’ipotesi di un’Opa da parte di Cdp: la Cassa salirebbe alla maggioranza della telco – al momento detiene una quota alla soglia del 10% – operazione che consentirebbe il controllo pubblico de facto della rete nazionale e di arrivare alla successiva integrazione con Open Fiber superando l’ostacolo dell’operatore verticalmente integrato (per escludere eventuali niet a Bruxelles) attraverso una serie di cessione di asset.
Un piano fortemente caldeggiato da Fratelli d’Italia. Secondo Bloomberg “il gruppo Tim incoraggerebbe un’offerta pubblica di acquisto da parte di Cdp quindi cederebbe le attività mobili e fisse (30 milioni di abbonati) a concorrenti per circa 13 miliardi di euro” per poi procedere con l’integrazione degli asset di Open Fiber -hanno dichiarato all’agenzia fonti che hanno chiesto di non essere citate. Nell’ambito del piano sarebbe ceduta anche la costola sudamericana Tim Brasil per circa 4 miliardi di euro.