Fiducia incondizionata al consiglio di amministrazione e alla squadra manageriale, nonostante il recente calo del titolo. Ciò che è emerso dall’assemblea annuale degli azionisti di Apple, riuniti a Cupertino, è rassicurante per l’amministratore delegato Tim Cook, che ha raccolto il consenso del 90% dei votanti. Gli azionisti, che hanno scelto Ernst & Young come revisore contabile indipendente, non si sono dunque lasciati influenzare dalle recenti polemiche seguite alla causa intentata dal gestore di hedge fund David Einhorn e quelle legate all’utilizzo dell’enorme quantità di cash flow disponibile, circa 137 miliardi di dollari. Gli azionisti hanno inoltre bocciato una proposta che avrebbe fissato il livello minimo di azioni che la leadership avrebbe dovuto tenere e un’altra sulla creazione di una commissione sui diritti umani.
Mentre la riunione era in corso, il titolo della società perdeva a Wall Street l’1,3% a 443 dollari, fatto che ha dato occasione a Cook di parlare dell’argomento: “neppure io sono felice dell’andamento del titolo, ma ci vuole pazienza, siamo focalizzati sul lungo termine”, ha detto, ricordando quello che l’azienda è riuscita a fare negli ultimi anni. Durante l’assemblea i vertici di Apple non hanno parlato di un possibile frazionamento azionario, un’azione su cui erano circolate indiscrezioni e che sarebbe stata la prima di questo tipo in otto anni.
Durante la parte del meeting dedicata alle domande, gli azionisti hanno cercato di avere indicazioni su una “road map” sui prodotti, chiedendo come la società intenda investire in ricerca e sviluppo e quindi ampliare la propria quota di mercato: “investiamo in cose che riteniamo essere grandi”, ha detto Cook, che sui prodotti si è limitato a dire che “vincere non significa fare di più, vuol dire fare meglio” e che le prossime novità saranno studiate “in modo deliberato e ponderato”. Bisognerà ora vedere se questo sarà sufficiente a calmare gli investitori, delusi da un modesto aumento dell’utile nell’ultimo trimestre nonostante il rialzo del 18% del fatturato.
Intanto Apple di appresta a sborsare cento milioni di dollari sotto forma di crediti iTunes da spendere nell’Apple store, oppure in contanti per chi ha diritto ad un risarcimento superiore ai 30 per risarcire i genitori dei bambini che – questa la tesi sostenuta dall’accusa della class action – sarebbero stati spinti in modo ingannevole dall’azienda di Cupertino ad acquistare giochi sull’iPhone e sull’iPad. Come? Grazie al fatto che alcune applicazioni gratuite facevano scattare degli upgrade a pagamento, che venivano però attivati senza la richiesta di ulteriori codici di sicurezza.
I genitori dei bambini hanno puntato il dito contro l’assenza di adeguati controlli a loro disposizione per prevenire quegli acquisti da parte dei piccoli. Molti dei giochi gratuiti , secondo i genitori che due anni fa misero in piedi la class action contro il colosso di Cupertino (partita da cinque famiglie californiane) avrebbero svolto una vera e propria funzione di “esca”, con l’obiettivo di spingere i ragazzini a scaricare anche le applicazioni aggiuntive a pagamento.
Ieri Apple, alla vigilia del dibattimento in aula, ha deciso di patteggiare. E, in base all’accordo raggiunto, offrirà un credito iTunes di 5 dollari per ognuno dei 23 milioni di account colpiti. Ma il risarcimento non sarà solo a base di applicazioni: se quanto speso dai genitori supera i 30 dollari, infatti, questi avranno diritto anche a rimborsi in contanti.