“La minaccia cibernetica rappresenta, al momento, la sfida più impegnativa per il sistema Paese”. Lo segnala la Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza, coordinata dal Dis (Dipartimento Informazioni per la sicurezza), diretto da Giampiero Massolo. Questo, segnalano gli 007, “a motivo dei suoi peculiari tratti caratterizzanti che attengono tanto al dominio digitale nel quale viene condotta, quanto alla sua natura diffusa e transnazionale, quanto ancora agli effetti potenziali in grado di produrre ricadute peggiori di quelle ipotizzabili a seguito di attacchi convenzionali e di incidere sull’esercizio di liberta’ essenziali per il sistema democratico”.
L’analisi del fenomeno “conferma che le minacce informatiche, sempre più sofisticate, gravano su tutte le piattaforme, dai sistemi complessi e strutturati dello Stato e delle grandi aziende, ai computer ed agli smartphone dei singoli cittadini”.
Di fatto, la diffusione capillare dei mezzi di comunicazione telematica, divenuti ormai strumento irrinunciabile nella vita quotidiana, “ha incrementato sensibilmente la possibilità di sfruttamento della rete a fini invasivi, aumentando le vulnerabilità dei sistemi ed ampliando il bacino di soggetti potenzialmente esposti”.
Rispetto “alla magnitudine ed all’estensione di tale minaccià”, sottolinea la Relazione dei Servizi, il presidio di sicurezza “necessariamente si dispiega su due livelli”. Il primo, sul piano della “cooperazione internazionale e della codificazione di terminologie, nozioni, fattispecie, regole e pratiche per assicurare reciprocità di risposta e di gestione delle fasi acute di crisi indotte dalla realizzazione di attacchi su larga scala”.
Ciò, sia tenuto conto della “saliente a-territorialità della minaccia cibernetica, sia in considerazione della capacità di propagazione lungo le latitudini di eventi critici, come nei casi della diffusione di virus informatici e delle congestioni provocate su reti infrastrutturali, energetiche, di trasporto e di comunicazione, transnazionali”.
Il secondo livello, interconnesso con il precedente, “pone al centro della strategia di contrasto il concetto di sicurezza partecipata e,con un’enfasi maggiore rispetto agli altri fattori di rischio per gli interessi della nazione, l’esigenza di garantire un approccio di sistema”.