Sono i tre gli strumenti per compiere il processo di rinnovamento del capitale umano della PA: il portale di assistenza tecnica Capacity Italy, i concorsi con il portale inPA, la formazione con occhio alle competenze digitali e alle soft skill.
È quanto emerge dai risultati del primo Rapporto del comitato scientifico per la valutazione dell’impatto delle riforme in materia di capitale umano pubblico, presieduto da Sergio Fabbrini, professore di Scienza politica e relazioni internazionali alla Luiss, sullo stato di implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in Italia.
Quello in formazione è infatti un investimento che rappresenta una risorsa straordinaria perché restituisce al lavoratore pubblico identità, valore, orientamento alle nuove direzioni.
L’attività del comitato
“Il lavoro del comitato ha voluto fare un’analisi di questa stagione di ritrovato protagonismo della PA, dopo molti anni in cui era stata messa ai margini delle priorità”, ha spiegato Raffaella Saporito, docente di public management alla Sda Bocconi e componente del comitato.
“Il nostro compito non è soltanto valutare, ma operare come una sorta di advisory board e offrire un monitoraggio qualificato portando spunti operativi. Il primo atto è stato fare il punto della situazione. Una sorta di ‘rapporto zero’, una fotografia dello stato dell’arte per iniziare un lavoro che andrà avanti fino al 2026. L’immagine della Pa che ne è uscita è impietosa, perché ci mostra la condizione di dimagrimento eccessivo che il pubblico impiego ha conosciuto, l’età media elevata, le competenze datate rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea. Queste criticità sono state il punto di partenza del rapporto e, in generale, delle riforme avviate”.
Il giudizio del comitato dello sforzo riformatore innescato dal Pnrr, articolato nelle conclusioni, è molto positivo. Le riforme finora attuate sono coerenti con il Piano di ripresa e il Governo Draghi ha proceduto con “pragmatismo e orientamento al risultato”. Tuttavia, il lavoro è ancora all’inizio e la strada dell’attuazione tutta da compiere.
Per realizzare le 75 pagine del Rapporto, il comitato ha preso in esame il programma contenuto nel Pnrr, per la componente M1C1 nelle parti relative al Capitale umano (milestones M1C1-56, M1C1-58, M1C1-59), e si è focalizzato su tutti i provvedimenti normativi in questo ambito. Nel report si suggerisce al Dipartimento della Funzione pubblica di valorizzare e utilizzare pienamente il portale inPa e il portale Piao, di costruire un set di indicatore per monitorare le riforme, nonché di diramare una roadmap per assicurarsi che tutte le amministrazioni siano in grado di proseguire le riforme senza dispersione di tempo, risorse ed energie.
I 4 obiettivi dell’indagine
L’analisi risponde a quattro obiettivi:
- offrire una ricognizione sintetica degli elementi di criticità del pubblico impiego cui l’agenda di riforma Pnrr cerca di dare risposta;
- raccogliere l’insieme degli interventi normativi realizzati in linea con l’agenda con particolare attenzione alle amministrazioni centrali;
- analizzare la stessa agenda alla luce delle principali esperienze europee in corso nell’ambito del programma Next Generation EU di cui il Pnrr italiano è parte;
- valutare criticamente la coerenza tra obiettivi di cambiamento e misure adottate, per fornire raccomandazioni utili al programma di riforma e cambiamento del capitale umano, specialmente in vista del cambiamento politico.
Valutare il cambiamento in corso
“Abbiamo analizzato – ha proseguito Saporito – anche cosa prevede l’agenda di riforma del Pnrr, gli obiettivi e l’analisi di quanto finora realizzato. Abbiamo cercato di raccontare come la nostra agenda si inserisce nel quadro delle riforme degli altri Paesi Ue nell’ambito dei loro Pnrr, perché tutte le Pa si devono comparare e devono prendere reciproco spunto. La valutazione si è articolata in quattro assi: valutazione della coerenza, del metodo, del merito e, infine, dei rischi all’orizzonte”.
Positiva la valutazione di coerenza, perché c’è grande consapevolezza della criticità e dell’urgenza del cambiamento. Dal punto di vista del metodo, invece, “uno degli aspetti più interessanti – ha sottolineato Saporito – è osservare due forze potenti e opposte: da un lato i tempi molto ristretti imposti da Bruxelles per recuperare il gap rispetto all’immobilismo degli anni passati, aspetto sul quale la pressione è fortissima. Allo stesso tempo, coerentemente col nostro sistema istituzionale che valorizza le autonomie e che dà alle relazioni sindacali un ruolo centrale, l’agenda di riforma italiana non ha rinunciato a discutere, dialogare, per trovare piattaforme collaborative rispetto alle soluzioni da adottare, anche se la normativa italiana non lo richiedeva. In questi mesi si è tenuto insieme questo equilibrio tra due forze, che sono diverse, in un lavoro che ci chiama a una grande responsabilità: i due pedali del sistema devono essere misurati con grande sapienza tecnica e amministrativa. Le discussioni devono essere rapide per planare sull’operatività, non c’è tempo per concertazioni infinite”.
Nel rapporto si evidenzia, infatti, con forza che la fase della grande stagione di interventi normativi è finita. L’infrastruttura è in piedi, ma ora si apre la fase più insidiosa, che è quella di dare esecuzione, implementare le norme. “Sono state gettate da questo Governo le basi infrastrutturali, normative e tecnologiche. In questo anno e mezzo si è operato evidenziando i colli di bottiglia, gli ostacoli da rimuovere al fine di rendere possibile quello che era considerato impossibile. Ci viene consegnata una nuova responsabilità, una sfida che coinvolge tutto il mondo delle plurali amministrazioni della Pa, a partire dai territori. La novità di questa stagione di riforme è che, contrariamente al passato quando si operava ‘isorisorse’, oggi c’è spazio per gli investimenti e quindi occorre che si mantenga una direzione organica” ha detto Saporito.