Quanto vale la trasmissione dei dati sulle reti in termini di impatto ambientale e consumi energetici? Quali le tecnologie che consentono di contrastare l’emissione di Co2 in nome della salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosostenibilità anche e soprattutto tenendo conto degli obiettivi di Green Deal?
Queste sono le tematiche nell’agenda odierna. Quando si parla di “inquinamento di internet” bisogna prendere in considerazione diversi aspetti: la tipologia dell’infrastruttura di rete – rame o fibra -, l’impatto dell’infrastruttura in termini di riduzione degli spostamenti fisici dei cittadini e quindi di minor uso dei veicoli, i consumi generati da ciascun utente attraverso i dispositivi connessi.
Fibra vs rame: non c’è partita
È evidente che una rete performante contribuisce a ridurre gli spostamenti delle persone che possono svolgere azioni da remoto rispetto alla presenza fisica. Ed è altrettanto evidente che – riguardo alla tipologia di infrastruttura – il rame non è in grado di fare fronte alle rinnovate esigenze di ecosostenibilità: è una tecnologia obsoleta, poco preformante e a maggiore impatto sull’ambiente sia nella fase di posa sia nella modalità di utilizzo.
Andiamo per gradi: per la realizzazione di reti in rame tanto per cominciare bisogna estrarre la materia prima. Secondo uno studio di Carbon Smart l’estrazione di 2 kg di rame genera circa 1000 kg di CO2, un dato allarmante se si considera che per la produzione di un cavo in fibra di lunghezza equivalente si emettono appena 0,06 kg di CO2.
La stabilità e la grande capacità trasmissiva delle reti in fibra ottica permettono di svolgere attività da remoto riducendo gli spostamenti casa/lavoro. Secondo quanto emerso da un’indagine di Sqw realizzata nel Regno Unito, la copertura broadband su larga scala può portare a una riduzione di 2,3 miliardi di km nelle tratte casa lavoro.
Il piano di Open Fiber
In Italia Open Fiber sta realizzando una rete in fibra ottica che ha già raggiunto oltre 14 milioni di unità immobiliari a livello nazionale: ciò ha consentito al nostro Paese di risalire in poco tempo le classifiche Ue in termini di riduzione del digital divide che fino a pochi anni fa ci vedevano agli ultimi posti.
Grazie alle reti in fibra Open Fiber può fornire un contributo concreto agli obiettivi di sostenibilità traguardando numerosi SDGs (Sustainable Development Goals), i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030 delle Nazioni Unite. Non solo si dotano le comunità di infrastrutture moderne e resilienti ma si contribuisce a ridurre le diseguaglianze all’interno del Paese e ad abbattere i consumi: elementi fondamentali per le città e comunità sostenibili. Le reti in fibra ottica permettono la nascita di smart cities e smart roads, rendendo più efficienti gli spostamenti e la logistica, riducendo gli sprechi, garantendo il monitoraggio dei consumi e la manutenzione predittiva delle infrastrutture. Tutto ciò è al centro del memorandum of understanding recentemente firmato con Aspi (Autostrade per l’Italia) volto a potenziare i progetti di digitalizzazione delle infrastrutture, viarie e di rete, attraverso la realizzazione di iniziative in ambito smart cities, sistemi Its (Intelligent Transport Systems), smart roads, e-mobility e, più in generale, mobilità sostenibile e innovativa. In questo modo Open Fiber intende guardare al futuro e fornire un contributo all’evoluzione del Paese coniugando sostenibilità e sviluppo.