Anche l’Ict è andato a fuoco nell’incendio che ha quasi totalmente distrutto la Città della Scienza di Napoli, il complesso scientifico-culturale aperto nella città partenopea negli anni Novanta dalla Fondazione Idis.
Tra le numerose attività della struttura situata nell’area di Bagnoli, che attirava circa 350 mila visitatori all’anno, c’era anche il Business innovation center (Bic), incubatore d’imprese specializzate nell’Ict (Information & Communication Technology).
Riconosciuto dalla Commissione Europea, il Bic aveva lo scopo di sostenere la creazione e lo sviluppo di nuove imprese e disponeva di un immobile di 4.000 mq dove venivano sviluppate le attività più innovative.
Sempre all’interno della Città della Scienza, riconosciuta nel 2010 dall’Eurispes come una delle cento eccellenze italiane, c’era il Centro di Alta Formazione (Caf), con l’obiettivo di potenziare e qualificare il potenziale umano a sostegno dei processi di innovazione e sviluppo. E la cittadella vantava anche il Science Centre, primo museo scientifico interattivo di seconda generazione “hands-on” realizzato in Italia. Era incentrato completamente su percorsi esperienziali (exhibit ed esperimenti scientifici, multimedialità, ecc.) con oltre 10.000 metri quadrati di area espositiva, laboratori didattici, aree per mostre temporanee. Rivolto ai cittadini, alle scuole e alle famiglie, era considerato uno strumento educativo di diffusione della cultura scientifica e tecnologica.
Nel complesso, andato a fuoco la sera del 4 marzo, c’erano anche un planetario, un centro congressi, un’area per mostre d’arte, la Palestra della scienza e l’Officina dei piccoli.
La Città della scienza ha inoltre ospitato più volte corsi, incontri e convegni sui temi dell’hi-tech e dell’innovazione tecnologica.
Attualmente l’area è stata posta sotto sequestro. Non ci sono feriti ma i danni sono ingenti, anche per quanto riguarda le prospettive delle imprese hi-tech locali coinvolte nei progetti dell’istituzione. Non si esclude la pista dolosa.
Il fisico Luciano Maiani, presidente della Commissione Grandi Rischi, ha lanciato un appello per la ricostruzione: “È stato un incubatore di nuove aziende e il simbolo di una collaborazione attiva fra scienza e industria. Invito i privati a mobilitarsi in modo rapido per la ricostruzione”.
“Le immagini dei lavoratori in lacrime davanti al rogo della Città della scienza – ha detto Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil – testimoniano quanto il mondo del lavoro sia colpito dalla distruzione di un simbolo positivo di innovazione, riqualificazione e riscatto in un’area, quella di Bagnoli, che aveva vissuto la dismissione dell’Ilva ma aveva ritrovato proprio nella Città della Scienza il primo segno di uno sviluppo possibile e di attrattività internazionale”.