Dell ha annunciato che potrebbe continuare le negoziazioni oltre il “go shop period”, periodo di 45 giorni destinato a cercare soluzioni alternative al buyout annunciato il 5 febbraio 2013 dall’azienda produttrice di computer. Il go shop period finisce il 22 marzo, ma i top-manager si sono detti disposti a ignorare la scadenza se dovesse emergere “una proposta alternativa rilevante”.
Il comitato speciale del consiglio di amministrazione di Dell ha aggiunto che sta lavorando alacremente per ottenere la migliore buonuscita per gli azionisti, alcuni dei quali nelle scorse settimane avevano manifestato scontento per l’avvio della procedura che deve portare il gruppo fuori dalla Borsa (delisting) entro il 2014.
Il board ha poi ribadito che i concordati 13,65 dollari per azione promessi agli shareholder per “uscire di scena” sono una cifra equa.
Ma prosegue la protesta di alcuni azionisti, tra cui Carl Icahn, che due giorni fa ha scritto al board di Dell per proporre una leveraged ricapitalizazion (ricapitalizzazione tramite ricorso all’indebitamento) e ha ribadito che il delisting di Dell, valutato 24,4 miliardi di dollari, “sostanzialmente svaluta la company”. Icahn ha quindi sollecitato i vertici del gruppo fondato da Michael Dell versare uno speciale dividendo agli azionisti del valore complessivo di 15,7 miliardi di dollari.
Le prime avances di Michael Dell al cda dell’azienda per un possibile buyout risalgono all’agosto scorso. Da allora il processo è stato messo in atto in maniera graduale e sono state prese in esame anche altre alternative, ma senza esito. La transazione verso il go-private sarà finanziata con un mix di contanti e azioni da Michael Dell, dal fondo di equity Silver Lake, Msd Capital, L.P. e con un prestito di 2 miliardi di dollari da parte di Microsoft, oltre al finanziamento del debito garantito da Bofa Merrill Lynch, Barclays, Credit Suisse e Rbc Markets.