L'OPERAZIONE

Tim: Mediaset smentisce trattative con Niel

Il Biscione nega implicazioni sulle tlc italiane legate all’alleanza per M6. Rete unica, Cdp: “Lavoriamo in modo rigoroso con i partner per finalizzare il processo di valutazione degli asset”. De Meo si dimette dal cda della telco

Aggiornato il 27 Set 2022

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Sono “prive di ogni fondamento le ipotesi di ‘raccordi’ con Tim apparse oggi sulla stampa”. MediaForEurope- Mediaset smentisce l’ipotesi che l’alleanza con Niel in Francia per M6 possa portare a mosse su Tim in Italia. Lo dice un portavoce dopo le indiscrezioni di stampa su un raccordo possibile in Italia tra Mfe, Iliad e Tim.

“In relazione alla vendita di M6, non commentiamo le generiche indiscrezioni giornalistiche”, aggiunge poi il portavoce di Mfe-Mediaset a proposito dell’asta per il gruppo televisivo in Francia, operazione che dovrebbe avere tempi brevi e per la quale il Biscione ha presentato un’offerta non vincolante.

L’eventuale mossa va letta, secondo le indiscrezioni, anche nel quadro del cosiddetto progetto Minerva ovvero quello con cui Giorgia Meloni punta a un’opa di Cdp su Tim per poi fondere la rete con quella di Open Fiber, creando così un’infrastruttura wholesale a controllo statale. E la vittoria elettorale del centrodestra potrebbe agevolare questa iniziativa in cui verrebbe, dunque, ad inserirsi anche Mediaset.

Le ricostruzioni di stampa

Secondo rumors di stampa la partita potrebbe vedere spuntare un nuovo asse Mediaset e  Xavier Niel, alleati in Francia per presentare un’offerta sul 48% dell’emittente M6.

Niel, proprietario di Iliad, vorrebbe ottenere una sponda per ampliare la sua presenza in Italia, dove guarda a Vodafone. Ma il Messaggero tira in ballo anche Tim.

“L’esito del voto politico in Italia con la vittoria della destra di cui fa parte Silvio Berlusconi, leader di FI e patron di Mfe, potrebbe avere una qualche influenza sulla vicenda che riaprirebbe la strada alla creazione del polo paneuropeo media e tlc che è l’obiettivo di Pier Silvio Berlusconi anche perchè avvicinerebbe Cdp, azionista di Tim e al centro delle manovre sulla rete unica”, scrive il giornale romano.

All’asse fra Mediaset che di Mfe ha il 47,91% e Niel, spiega Il Messaggero, viene data dalle banche una valenza strategica in vista della riorganizazione del settore che nascerà dalla convergenza tra i media e le tlc e coinvolge in Europa Italia, Spagna, Francia, Germania, quattro paesi nei quali Mediaset è presente. Iliad – è il ragionamento – è un operatore italiano, da tempo sotto osservazione, come dimostra il blitz dell’autunno 2015 sul’11% di Tim, dove Vivendi aveva già il 20%, salvo poi uscire.

Rete unica, Cdp: “Avanti sulla roadmap”

Stiamo lavorando “in modo rigoroso insieme ai nostri partner per finalizzare il processo di valutazione degli asset secondo quanto previsto dal protocollo d’intesa stipulato il 29 maggio 2022”. E’ quanto fa sapere da Cassa depositi e prestiti (Cdp) riguardo all’offerta non vincolante per la rete di Tim, slittata a dopo le elezioni, finalizzata alla nascita della rete unica.

De Meo si dimette dal Cda Tim

Il componente indipendente del Cda di Tim Luca de Meo ha rassegnato oggi le dimissioni dall’incarico con effetto a partire dal termine della riunione del Consiglio di Amministrazione convocata per giovedì prossimo 29 settembre. Lo rende noto la società. “De Meo ha espresso il suo sincero dispiacere per questa decisione, motivata dall’impegno diretto che deve ora dedicare alla profonda trasformazione di Renault Group, impegno che non gli consentirebbe di contribuire in modo adeguato alle sfide che Tim sta affrontando”, spiega un comunicato di Tim, con il gruppo che “ringrazia sentitamente Luca de Meo per il lavoro che ha proficuamente svolto finora negli organi” societari. Il Comitato per le nomine e la remunerazione compirà l’istruttoria di sua competenza per la cooptazione di un nuovo Amministratore in sostituzione di de Meo, conclude Tim.

La rata per le frequenze 5G

Intanto Tim, riporta Il Sole 24 Ore,  pagherà entro venerdì (ultimo giorno utile) la rata da 1 miliardo e 738 milioni per i diritti di uso delle frequenze 5G, come previsto dalla legge di bilancio 2019, senza la rateizzazione richiesta. Il pagamento era previsto ma nei mesi scorsi Asstel aveva chiesto al governo una dilazione in 9 annia a fronte di un contesto iper competitivo sui prezzi che nel 2018 non esisteva.

Come spiega il Cfo di Tim, Adrian Calaza, al Sole il pagamento della maxi rata “dimostra la solidità di Tim” e “un’ulteriore dimostrazione di quanto sia poco rappresentativa della realtà la valorizzazione del titolo in Borsa”.

A maggio l’associazione della filiera delle Tlc aveva chiesto al sottosegretario Roberto Garofoli di mitigare la maxi rata previsto per settembre 2022 pari a 4 miliardi complessivi.

Nella missiva il presidente Massimo Sarmi evidenziava le difficoltà in cui versa il comparto delle Tlc. “I dati aggregati – scriveva Sarmi – mostrano tendenze consolidate di erosione della capacità degli operatori telco di generare flussi di cassa e margini operativi, pur a fronte dell’aumento della quantità di servizi prodotta e di benessere dei consumatori”.

I numeri d’altronde sono preoccupanti. Tra il 2008 e il 2020 le telco hanno perso il 36% del loro giro d’affari.

“La legge di Bilancio 2019 – si leggeva nella lettera – aveva stimato un introito per le casse statali di circa 2,5 miliardi, il cui pagamento sarebbe stato dilazionato nel quadriennio 2019-2022, con una maxi rata finale attesa di 750 milioni di gran lunga inferiori ai 4 miliardi offerti degli operatori aggiudicatari”. Alla luce di questo, secondo Sarmi,  una rateizzazione  non impatterebbe sulla contabilità dello Statoe “avrebbe il merito di allineare l’esborso alle tempistiche di effettivo avvio nella realizzazione delle reti, che sarà possibile solo al rilascio delle frequenze aggiudicatarie”.

L’appello delle telco europee

Il tema della sostenibilitdà finanziaria ma anche ambientale della filiera è strettamente collegato anche al ruolo che gli Ott potrebbero svolgere nella realizzazione delle reti a banda ultralarga.

Ieri 16 ceo delle principali telco europee hanno sottoscritto un documento che mette nero su bianco i benefici attesi dal co-investimento tenendo conto anche e soprattutto del traffico dati crescente in cui gli Ott fanno la parte del leone con una quota di almeno il 55%. Fra i sottoscrittori anche il ceo di Tim Pietro Labriola e il numero uno di Fastweb, Alberto Calcagno.

I maggiori generatori di traffico dovrebbero contribuire in modo equo agli ingenti costi che attualmente impongono alle reti europee. Dobbiamo fare in modo che l’Europa non soffra di scarsità di infrastrutture digitali”, si legge nell’appello (SCARICA QUI IL DOCUMENTO). “Un contributo equo andrebbe a vantaggio innanzitutto dei consumatori, in quanto consentirebbe una diffusione più rapida e inclusiva, con maggiore copertura, resilienza e qualità. Ne beneficerebbero anche le pmi, che di recente hanno espresso la necessità che le aziende tecnologiche “contribuiscano adeguatamente” all’installazione: il 5G e la fibra ottica sono fondamentali per la competitività delle pmi. Inoltre, un contributo equo invierebbe un chiaro segnale finanziario agli streamer in relazione alla crescita dei dati associata al loro utilizzo”.

La questione è strettamente connessa anche alla partita energetica e della sostenibilità. “In un’epoca di sfide socio-economiche e geopolitiche, la collaborazione convergente e tempestiva tra attori pubblici e privati è essenziale, soprattutto su questioni digitali cruciali: da soli, nessuna azienda, o istituzione può offrire soluzioni efficaci ai complessi problemi di oggi” e “l’energia è un caso emblematico”, si legge nel documento. Nel prossimo decennio, la digitalizzazione può contribuire a colmare l’esigenza a breve termine di raggiungere l’indipendenza energetica con la realizzazione a lungo termine di una giusta transizione verde. La piena adozione di soluzioni digitali renderà più intelligente l’uso dell’energia e contribuirà ad accelerare l’elettrificazione. I rapporti hanno dimostrato che la digitalizzazione può ridurre le emissioni di CO2 fino al 20%. In questo contesto, l’UE dovrebbe intensificare gli sforzi per rendere più intelligente la rete energetica europea e accelerare l’adozione del digitale in tutti i settori industriali. Siamo pronti ad accelerare la diffusione di soluzioni basate sulla connettività per l’ambiente, sulla base di iniziative dell’UE come la Green Digital Coalition”.

Il coinvolgimento degli Ott nella realizzazione delle reti “potrebbe generare significativi risparmi energetici e contribuire al raggiungimento dell’obiettivo Net Zero, due aspetti così importanti in questo momento. Infine, ci aspettiamo che ne beneficino anche le aziende tecnologiche, che sono quelle che più dipendono da massicci aggiornamenti della rete, nel momento in cui passiamo a un’era di metaversi aperti e abilitati alla connettività”.

Articolo originariamente pubblicato il 28 Set 2022

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