Entro il 2014 in Italia partirà l’Anp, l’Anagrafe nazionale delle persone. Il nuovo strumento conterrà i dati completi di ciascun cittadino, quelli anagrafici, ma anche quelli sanitari, giudiziari, quelli legati all’Istruzione e consentirà un accesso più immediato alle informazioni da parte delle amministrazioni ma anche degli stessi utenti che, ad esempio, potranno fare un cambio di residenza con pochi click anziché con diversi passaggi fisici come avviene oggi. A fornire per la prima volta una scadenza certa per l’avvio del nuovo strumento è Agostino Ragosa, direttore della nuova Agenzia digitale, a margine della presentazione di alcuni bandi per l’innovazione al ministero dell’Istruzione. “Entro la fine dell’anno – spiega Ragosa- ci saranno le gare per le strutture della nuova anagrafe. Sarà un cambiamento importante che viene chiesto anche dall’Europa per armonizzare i sistemi e rendere piu’ semplice l’accesso ai dati”.
Sostenitore della nuova Anagrafe anche il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. “Stiamo definendo le specifiche del progetto”, conferma. Gli owner dei dati resteranno i Comuni che però dovranno centralizzarli in quella “nuvola” informatica che sarà la nuova Anagrafe. Il committente e possessore formale dello strumento, secondo quanto deciso dal governo Monti, sarà il ministero dell’Interno. Le gare di fine anno per la realizzazione del software dovranno individuare gli strumenti informatici più sicuri per la conservazione dei dati oggi affidati spesso al cartaceo nei Comuni o comunque a sistemi diigitali tutti diversi fra loro.
E a chi teme che il nuovo strumento porterà una contrazione dei posti del personale che si occupa dei servizi anagrafici il ministro Profumo assicura: “Nasceranno nuove professionalità come ad esempio quelle legate al tema della sicurezza dei dati. Stiamo solo normalizzando il paese”.
Oggi, spiega ancora Ragosa, abbiamo 4mila luoghi fisici in cui si erogano servizi anagrafici. Spesso “non hanno le condizioni di sicurezza necessaria per la conservazione del dato”. Questi luoghi saranno “ridotti a poche centinaia con un grosso risparmio per lo Stato”.