Fino all’ultimo il ministro del digitale, o dell’innovazione che dir si voglia, era dato per scontato. Al punto che erano circolati nomi seppur sottotraccia e sottotono nell’ambito del dibattito mediatico. E, invece, a sorpresa nessun ministero e nessun ministro.
In attesa delle deleghe – a quanto si apprende saranno scorporate fra i ministeri della PA e dello Sviluppo economico per mandare avanti i progetti di digitalizzazione della pubblica amministrazione e quelli legati alla banda ultralarga – fioccano i commenti e le analisi sulla decisione della neo presidente del Consiglio Giorgia Meloni di cancellare il ministro e di non prevedere un ministero con o senza portafoglio. Il “partito dei delusi” punta il dito contro una visione miope, contro la scarsa attenzione a un tema – quello dell’innovazione digitale – considerato fondamentale anche e soprattutto in considerazione dei fondi del Pnrr. Ma c’è anche un “partito dei soddisfatti” secondo cui la presenza o meno di un ministro non fa la differenza e ciò che conta sono i progetti in seno a tutti i ministeri considerato che l’innovazione è trasversale e non è più possibile “isolarla” sotto un unico cappello.
Le tesi sulla carta sono entrambe valide in linea di principio ma sarà alla prova dei fatti che si potranno capire gli effetti concreti di questa decisione. Intanto però le principali economie europee, Francia e Germania, ma anche la Spagna hanno optato per ministeri “forti”: in Francia il digitale è nel dicastero dell’Economia – che si chiama per l’appunto ministero dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità Industriale e Digitale – e anche la Spagna si è mossa in questa direzione con un ministero dell’Economia e della Trasformazione digitale. E in Germania c’è un ministro del Digitale e Trasporti a dimostrazione di quanto il digitale sia considerato a tutti gli effetti un’infrastruttura portante al pari di quella della mobilità. Insomma abbiamo voluto distinguerci: sarà stata un’idea geniale o una pessima idea?