L’INTERVENTO

Cybersecurity, Ciardi: “Dobbiamo mirare all’indipendenza tecnologica”

La vicedirettrice dell’Agenzia nazionale: “La sicurezza informatica è un elemento fondante della sicurezza a tutto tondo. Bisogna rafforzare la resilienza del Paese per circoscrivere il più possibile le fragilità. E occorre investire sulle professionalità”

Pubblicato il 26 Ott 2022

Nunzia Ciardi

Avere indipendenza tecnologica significa anche avere sicurezza e libertà. Dobbiamo cercare di stimolare l’indipendenza tecnologica: oggi chi detiene la tecnologia e le materie prime per i componenti essenziali è arbitro dei mercati e delle catene di approvvigionamento”. A sottolinearlo è Nunzia Ciardi, vicedirettrice dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, nel suo intervento al convegno “Un piano sicurezza per il sistema economico” al Salone delle Giustizia che si sta svolgendo a Roma.

E’ importante sottolineare quanto la cybersicurezza sia un elemento fondante per la sicurezza a tutto tondo del Paese – aggiunge  – La cybersecurity è l’infrastruttura delle nostre vite, riguarda la nostra vita globale. Sulla rete si svolge la nostra vita economica, la nostra vita sentimentale, la nostra vita di relazione. Con la pandemia c’è stata un’accelerazione esponenziale dei reati in questo campo e ci sono stati anche attacchi alla sanità e ad infrastrutture critiche del Paese. La cybersicurezza è un tema trasversale che coinvolge moltissimi aspetti, è sganciata territorialmente da qualsiasi giurisdizione e da qualunque confine e quindi non si può far altro, non solo per amicizia ma per utilitarismo, che collaborare. Senza una collaborazione trasversale tra paesi, tra pubblico e privato, non si va da nessuna parte“.

Per ottenere buoni risultati a livello di sistema Paese, secondo l’analisi della vicedirettrice dell’Acn, “bisogna puntare a rafforzare la resilienza del Paese, a fare in modo che la collettività sia in grado di resistere e reagire. Non si arriverà mai al rischio zero, ma si può circoscrivere il più possibile la fragilità. L’affermazione di una corretta cultura cyber, anche a livello personale, è fondamentale – prosegue – Quante volte abbiamo visto investimenti di aziende in qualche modo vanificati dal comportamento non corretto del singolo. Ancora oggi il fattore umano resta uno degli anelli deboli della catena. Il fatto che non si sia ancora affermata una cultura corretta è quasi comprensibile vista la velocità con cui la rete si è trasformata. La nostra vita digitale è affidata in parte a noi stessi e dobbiamo saperla gestire”.

Un capitolo a parte il vicedirettore dell’Acn lo dedica alla carenza di competenze digitali, che investe anche il comparto della cybersecurity: “Occorre investire sulle professionalità – afferma – Tutte le società scontano un deficit in questo settore, noi dobbiamo lavorare con le università per formare professionisti che si possano occupare della cybersicurezza“.

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