I maggiori gruppi mondiali Software & Web, presenti in Italia tramite società controllate con sedi nella maggior parte dei casi al Nord, hanno raggiunto nel nostro Paese un fatturato aggregato, nel 2021, di 8,3 miliardi di euro, e occupano nella penisola circa 23mila lavoratori. Il numero dei dipendenti è aumentato di circa 4mila unità rispetto al 2020: si tratta in prevalenza di assunti dal gruppo Amazon, che in Italia è quello che conta sul maggior numero di dipendenti: 11.911 nel 2021. Quanto al versante fiscale, i giganti del Web hanno versato in Italia 150 milioni di euro in tasse, pari a un tax rate del 25,1%, ma si arriva al 33,5% se a questo si aggiungono anche gli accantonamenti per il pagamento della digital service tax. Sono questi i dati che emergono dell’indagine sui maggiori gruppi mondiali software & Web realizato dall’Area Studi Mediobanca. La ricerca analizza i dati dei primi nove mesi 2022 e del triennio 2019–2021 delle 25 maggiori WebSoft internazionali, con ricavi superiori a 12 miliardi di euro ciascuna, di cui 11 hanno sede negli Stati Uniti, nove in Cina, due in Germania e Giappone e una in Corea del Sud.
L’andamento dei primi nove mesi del 2022
Tra gennaio e settembre 2022 i maggiori operatori mondiali del WebSoft crescono solo in termini di fatturato aggregato (+9,5% sui primi nove mesi 2021), con asimmetrie a livello geografico – spiega il report di MedioBanca – il Nord America (+13,7%) tiene più di Europa e Asia la cui crescita è limitata a una singola cifra (rispettivamente +8,2% e +6,6%), con l’America Latina in forte accelerazione (+24,9%), pur con valori ancora contenuti (1,5% del fatturato complessivo). Il ritorno alla normalità si riflette nel rimbalzo dei comparti più penalizzati dalla pandemia: sharing mobility (+111,6% di ricavi a/a) e vendite online di viaggi (+55,5%). “L’incremento del giro d’affari appare invece più contenuto per quei settori che avevano beneficiato dei cambiamenti nelle abitudini dei consumatori – sottolinea la ricerca – food delivery (+27,0%), cloud (+21,3%) ed e–commerce (+3,8%). I comparti con maggiore incidenza sul fatturato sono l’e–commerce (37%), la pubblicità (25%) e il cloud (19%)”.
Rispetto a questo panorama risultano in contrazione la redditività operativa (–5,5% il Mon sui primi nove mesi 2021) e crollano gli utili netti (–42,0%), con ogni società che ha mediamente prodotto un utile netto giornaliero di €16 milioni rispetto ai €27 milioni del 2021. Scendono
la liquidità (–11,9%), che riflette i maggiori investimenti per crescita interna (+20% sui primi nove mesi 2021) ed esterna, tramite operazioni di M&A e l’azione di sostegno ai prezzi di Borsa (acquisto di azioni proprie +12%).
A registrare l’aumento dei ricavi più alto sono Uber (+99,3%), Booking (+63,5%) ed Expedia (+43,2%), poi Coupang (+14,4%) e Rakuten (+13,7%). In terreno negativo Activision Blizzard (–21,8%), Qurate (–14,1%), Vipshop (–13,9%) e Wayfair (–12,8%). Microsoft guida la
classifica per ebit margin (41,2%), davanti ad Adobe (35,1%), Oracle (33,4%) e Nintendo (33,0%).
I dati del 2019-2021
Nel 2021 il giro d’affari aggregato delle 25 maggiori WebSoft mondiali ha toccato – secondo il report dell’area studi di Mediobanca – quota 1.584 miliardi di euro, pari al 90% del PIL italiano. Il 67% dei ricavi ha riguardato le compagnie statunitensi del comparto, il 28% le cinesi e solo il 5% gli altri paesi.
A differenza delle multinazionali manifatturiere, che nel periodo 2019-2021 hanno registrato una crescita dei ricavi del 7,6%, le WebSoft hanno marciato a un passo più sostenuto con il loro +50% di fatturato nello stesso periodo. I primi tre player, inoltre (Amazon, Alphabet e Microsoft), rappresentano la metà dei ricavi aggregati, con Amazon (414,8 miliardi di euro, di cui il 50,9% generato dal retail), in prima posizione dal 2014, che ne concentra da sola oltre un quarto.
Con un ebit margin al 15,8% nel 2021 le multinazionali WebSoft si posizionano al terzo posto nel confronto settoriale dopo le farmaceutiche
(24,1%) e le Telco (15,9%). Se però ci si focalizza esclusivamente sull’anima digitale e si esclude l’e–commerce – sottolinea il report – il loro ebit margin vola al 25,8% primeggiando su tutti gli altri settori industriali. Quanto poi all’occupazione, a fine 2021 la forza lavoro delle WebSoft contava quasi quattro milioni di persone in tutto il mondo, in aumento di oltre un milione di unità sul 2019, di cui +810mila dalla sola Amazon che 1.608 mila occupati a fine 2021.
Fisco e agevolazioni
Rimanendo ai dati 2021, circa il 30% dell’utile ante imposte delle 25 maggiori WebSoft mondiali è tassato in paesi a fiscalità agevolata, circostanza che ha consentito loro un risparmio fiscale di 12,4 miliardi di euro nel 2021 e di 36,3 miliardi di euro nel triennio 2019–2021. Ne consegue che l’aliquota media è stata pari al 15,4% nel 2021, inferiore a quella teorica del 21,9%.1 Nel periodo 2019–2021 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Tencent, Microsoft e Alphabet un risparmio fiscale rispettivamente di 13,4 miliardi, 6,9 miliardi e 5,2 miliardi.
Le difficoltà in borsa del 2022
La storia delle WebSoft è caratterizzata dai successi in borsa, con il massimo della capitalizzazione che è stato toccato nel dicembre 2021: 8.628 miliardi di euro. Il 2022 però ha evidenziato una tendenza diversa, con –29,2% al 18 novembre 2022. “A fine 2021 – spiega Mediobanca – la capitalizzazione delle 25 maggiori WebSoft valeva l’8,3% del valore complessivo delle borse mondiali, mentre attualmente si ferma al 6,6%. Nel confronto con l’Italia, invece, le WebSoft si confermano dei pesi massimi: valgono dieci volte l’intera Borsa italiana”.
Al 18 novembre 2022 il podio di Borsa è occupato da Microsoft (1.735 miliardi di euro) Alphabet (1.219 miliardi) e Amazon (927 miliardi). A registrare performance particolarmente positive da dicembre 2021 a metà 2022 Pinduoduo (+32,1%), Vipshop (+22,3%), Activision Blizzard (+22,2%), Ibm (+21,2%) e Adp (+14,0%).