Il digitale strumento chiave per rafforzare il federalismo. È uno dei pilastri della piattaforma strategica elaborata dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome a Milano, in occasione del festival, “L’Italia delle Regioni.
Il filo conduttore delle sessioni di lavoro è stato appunto il tema delle reti nelle sue diverse articolazioni – infrastrutturali, produttive, energetiche, sociali, sanitarie, digitali – partendo dalle questioni legate alla terra e al territorio, all’agricoltura, all’ambiente, al rapporto con i Comuni e le Città metropolitane, arrivando, infine, all’analisi degli scenari europei e internazionali.
“A più di mezzo secolo dalla loro istituzione, le Regioni lanciano la piattaforma per il nuovo regionalismo – spiega Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome -.I cinque Tavoli di lavoro con spirito unitario hanno avviato un primo confronto con esperti per elaborare progetti, idee, visioni, politiche per valorizzare al meglio il ruolo delle Regioni all’interno dell’architettura delle istituzioni italiane e per dare una nuova prospettiva al Paese”.
La piattaforma
- Welfare e politiche di prossimità – Secondo le Regioni è essenziale investire su una medicina di prossimità con l’aiuto del digitale, la telemedicina e gli ospedali di comunità. “Così come è da promuovere il sistema delle reti materiali e immateriali – si legge nella nota delle Regioni – Le reti infrastrutturali e produttive, vitali per l’ammodernamento del Paese e dello stesso regionalismo, vanno connesse tra loro, da quelle produttive e logistiche a quelle della coesione sociale e civile, a quelle dei saperi, a quelle tecnologiche e digitali”.
- Le politiche di integrazione – Secondo le Regioni le e reti infrastrutturali devono creare migliori comunità civili. Anche istituzionali: Stato, Regioni, città ed autonomie locali e funzionali collaborano per sviluppare migliori rapporti nei diversi sistemi infrastrutturali e di rete. Tra le priorità evidenziate il tema del lavoro e della loro frammentazione, di competenze adeguate alle trasformazioni in corso del mercato del lavoro, che non va inseguito ma anticipato con la formazione, in linea con le esigenze del nostro tessuto produttivo. “Il Pnrr deve permettere una programmazione sempre più integrata delle politiche attive, puntando sulle competenze per nuove figure professionali e lo sviluppo delle nuove competenze di eccellenza”. E anche l’infrastruttura dei dati va indirizzata verso la coesione sociale e territoriale: la banda larga, gli investimenti di rete, devono dare servizi anche alle aree interne. “Ma puntiamo ad unire il Paese attraverso i nostri borghi, a connettere così i territori periferici con le grandi reti di servizio pubblico. Il governo delle reti è fondamentale, così come lo è il loro ammodernamento e potenziamento – si evidenzia – La digitalizzazione consente di stringere patti tra città e piccoli centri, in una logica che aggrega e non divide”.
- Ambiente, Europa e Pnrr – La sfida del nuovo regionalismo è anche sull’Ambiente inteso anche come agricoltura, sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici. Le piattaforme territoriali agroalimentari rappresentano un’eccellenza da salvaguardare insieme a tutte le filiere agricole e al crescente turismo interessato ai nostri prodotti a denominazione protetta. La sostenibilità ambientale va supportata con l’utilizzo del digitale e le nuove tecniche di agricoltura di precisione, puntando sulla crescita dell’agricoltura nelle aree interne.” La coesione sociale è anche il motore delle politiche europee, così come le politiche di integrazione e cooperazione. I nuovi scenari geoeconomici impongono nuove sfide rispetto ai rischi di frammentazione degli interessi. È fondamentale imporre una centralità delle Regioni europee per costruire la nuova Europa delle Regioni superando l’attuale visione centralista. L’Europa delle Regioni è la risposta per un concreto processo di integrazione e cooperazione – concludono gli enti – Le Regioni possono giocare un ruolo fondamentale nel ridisegno delle filiere produttive europee, si sta infatti avviando anche la nuova programmazione dei fondi europei 21-27 che necessita ovviamente di una riflessione per combinare tale programmazione con quella già in atto definita dal Pnrr per evitare sovrapposizioni e favorire un uso più efficiente delle risorse”.
Il Pnrr può essere infatti un volano per le nuove politiche regionali europee ma anche per quelle regionali. Serve una nuova governance europea che favorisca una maggiore partecipazione delle Regioni.