A fronte di un fatturato di 12,825 milioni di euro, ammonta a 259mila euro (con un’imposizione effettiva del 27,9%) la quota di Ires versata da TikTok Italia. La società, che nel 2021 ha registrato oltre 669mila euro di utili con 76 dipendenti ed è controllata al 100% dalla capofila di Londra, è tenuta anche a versare la Digital service tax, la web tax italiana dovuta dalle società che superano un certo livello di fatturato. In particolare, la tassa è dovuta dalle società che nel mondo, singolarmente o congiuntamente come gruppo, realizzano ricavi complessivi per 750 milioni di euro, di cui almeno 5,5 in Italia per pubblicità mirata, e-commerce o trasmissione dati.
Perdite ante-imposte in Europa per 852 milioni di euro
Secondo le rilevazioni di Mediobanca nell’ambito dell’indagine annuale sui maggiori gruppi mondiali WebSoft, il colosso cinese Bytedance, casa madre di TikTok, fattura al mondo oltre 12 miliardi di euro e conta su una forza lavoro di oltre 110mila dipendenti e uffici in oltre 30 Paesi. In Europa, secondo il Financial Times, il fatturato di TikTok è cresciuto di sei volte nel 2021, ma le perdite ante-imposte – stando a quanto depositato presso la Companies House del Regno Unito – sono state di 852 milioni di euro.
Slitta l’accordo con l’amministrazione Biden
Intanto brutte notizie arrivano per TikTok da Oltreoceano: slitta infatti ulteriormente il possibile accordo tra la piattaforma e l’amministrazione Biden, che era atteso entro la fine dell’anno. Lo fa sapere il Wall Street Journal, il quale chiarisce che la decisione è dovuta alle preoccupazioni da parte statunitense dei rischi per la sicurezza nazionale Usa rappresentanti dall’app. Un timore condiviso anche dal direttore dell’Fbi, Christopher Wray, che nei giorni scorsi aveva espresso il timore che l’app potesse costituire un rischio a causa del suo potenziale controllo da parte delle autorità cinesi.
Le preoccupazioni riguardano le modalità con cui TikTok potrebbe condividere informazioni legate all’algoritmo che usa per determinare quali video mostrare agli utenti, ma anche il livello di fiducia di Washington nei confronti della società.
Verso “un rischio politico” per ByteDance
La compagnia cinese proprietaria del social network, ByteDance, ha speso circa nove milioni di dollari in attività di lobbying negli Stati Uniti negli ultimi due anni, e secondo le fonti un ritardo ulteriore nel raggiungimento di un accordo potrebbe rappresentare “un rischio politico” per la società. Il governo federale non ha dato riscontro a TikTok proponendo soluzioni per superare queste preoccupazioni. Una portavoce del social network ha riferito al quotidiano che TikTok è “ansiosa di raggiungere un accordo definitivo con il governo federale Usa”.
Ad Oracle i dati degli utenti
Una intesa preliminare era stata raggiunta la scorsa estate, ma il dipartimento della Giustizia non ha ritenuto adeguato il modello proposto. Secondo le fonti, a guidare il negoziato per la parte Usa sarebbe il Comitato per gli investimenti esteri negli Stati Uniti.
L’obiettivo delle discussioni è “ridurre l’influenza del governo cinese negli Stati Uniti, evitando però di tagliare completamente i legami di TikTok con Pechino”. Sebbene le parti abbiano raggiunto un accordo sulla conservazione dei dati degli utenti, che passeranno dai database di TikTok in Virginia e a Singapore alla società statunitense Oracle, le autorità Usa hanno chiesto ulteriori restrizioni per evitare “possibili operazioni di influenza del governo cinese attraverso TikTok“.