Il presidente esecutivo di Telecom, Franco Bernabè ha informato Marco Fossati di non poter accogliere la richiesta di integrazione dell’ordine del giorno dell’Assemblea. La Findim chiedeva di modificare lo statuto per dare nel consiglio di amministrazione una rappresentanza proporzionale dell’azionariato al posto della rappresentanza di 4/5 garantita alla maggioranza. Fossati tuttavia sembra intenzionato a chiedere la sfiducia del management per via degli scarsi risultati ottenuti.
L’assemblea che il prossimo 17 aprile dovrà approvare il bilancio 2012 della Telecom Italia si preannuncia quindi calda.
Il numero uno di Findim avrebbe voluto chiedere in assemblea di dar mandato al Cda per lo sviluppo di attività di sostegno all’azienda e al titolo, per rielaborare gli articoli 9 e 17 dello statuto (quelli che riguardano la composizione del Cda) nonchè l’articolo 22, quello sulla golden share, armonizzandolo alle nuove direttive europee. Ma secondo quanto spiega Bernabè in una lettera di risposta alla richieste avanzate da Marco Fossati, i temi non possono essere inseriti all’ordine del giorno perchè riguardano tematiche gestionali e di governance e non rientrano nelle competenze dell’assemblea.
La finanziaria dei Fossati, dopo le indiscrezioni di stampa, ha così reso noto sia le sue richieste che le risposte ricevute. “La richiesta di integrazione è la chiara espressione della volontà di Findim di cercare in sede assembleare, senza invasione delle specifiche competenze degli organi e rinunciando a sottoporre in via unilaterale un progetto di modifica statutaria, una comune linea di indirizzo su temi chiave – dichiara in una nota la società che detiene il 4,9% di Telecom -, linea che interpreti l’interesse sociale anche attraverso il contributo di approfondimento del Consiglio e dei soci”. “Il presidente esecutivo, senza investire della questione il consiglio, ed avvalendosi di argomenti di carattere formalistico, si sottrae al confronto e priva i soci del loro potere di indirizzo” commenta Findim.
A questo punto si tratta di vedere se il malcontento per la gestione Bernabè – com scrive il Sole 24 Ore – espresso da Fossati non sia condiviso anche da altri soci. Non è un mistero infatti che gli azionisti italiani di Telco ovvero Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo, siano insoddisfatti dei risultati e della strategia della compagnia.