La Consob richiama i revisori delle società che operano nelle criptovalute dopo il crack di Ftx. In particolare, l’authority segnala sul fronte del riciclaggio “l’elevato rischio” “connesso alle attività e ai servizi aventi ad oggetto crypto-asset” e invita “le società di revisione e i revisori legali a svolgere un’adeguata valutazione” “delle società che gestiscono piattaforme di exchange e/o svolgono attività aventi ad oggetto l’emissione, l’intermediazione, il lending o il deposito di crypto-asset e/o prestano altri servizi in tale settore”.
Le avvertenze della Consob
Il richiamo di attenzione della Consob – che non riguarda direttamente il caso Ftx ma si inserisce all’interno delle preoccupazioni che stanno portando ad alzare il monitoraggio sulle criptovalute a livello mondiale alla luce del terremoto provocato dalla società di trading statunitense – punta a mettere in guardia le società di revisione legale dai possibili danni reputazionali cui andrebbero incontro qualora le società per cui svolgono o svolgeranno la revisione dei conti – anche nella forma attenuata della assurance – finissero in difficoltà o crollassero come è successo a Ftx. Secondo l’authority italiana di controllo sulla Borsa e sui mercati i revisori devono in sostanza guardarsi dallo svolgere o assumere incarichi in tutti quei soggetti che hanno esteso le loro attività ai crypto asset compresi gli enti di interesse pubblico (Eip) come le società quotate in Borsa, le banche e le assicurazioni nonché gli enti sottoposti a regime intermedio (Esri), per esempio Sgr, Sim e Sicav.
“Le peculiarità del settore dei crypto-asset, con i limiti che lo stesso presenta in termini di regolamentazione e trasparenza, le interconnessioni che caratterizzano i soggetti che a vario titolo vi operano, nonché gli effetti connessi agli eventi di default di primari operatori del settore, impongono alle società di revisione e ai revisori legali di innalzare lo scetticismo professionale al massimo livello“, scrive la Consob nel suo richiamo.
“Inoltre, in considerazione dell’elevato rischio di riciclaggio connesso alle attività e ai servizi aventi ad oggetto crypto-asset, si invitano le società di revisione e i revisori legali a prestare particolare attenzione nell’assolvimento degli obblighi di determinazione del rischio di riciclaggio degli incarichi di revisione legale, di assurance o di altri incarichi connessi conferiti da clienti operativi in tale settore. Ove i fattori di rischio del cliente e dell’incarico conducano all’attribuzione di un rischio di riciclaggio elevato, le società di revisione e i revisori legali dovranno adottare misure di adeguata verifica rafforzata prevedendo, sia all’atto dell’accettazione degli incarichi che nello svolgimento della prestazione professionale, l’esecuzione di analisi e controlli, anche contabili, più approfonditi, estesi e/o frequenti, al fine di rilevare eventuali elementi di anomalia o di sospetto da segnalare all’Unità di Informazione Finanziaria”.
L’intero richiamo riguarda anche “gli incarichi di assurance, conferiti a titolo volontario al fine di attestare un livello di attendibilità delle informazioni fornite da società che operano nel settore dei crypto-asset ad una certa data” per quanto “non siano oggetto diretto della vigilanza della Consob”. Infatti – proprio in relazione alla portata più limitata rispetto all’attività di revisione legale dei bilanci, soggetta a specifici requisiti normativi e tecnici – possono esporre a più elevati rischi di audit failure, con conseguenti ricadute sotto il profilo reputazionale”.
Bankman-Fried accetta l’estradizione negli Usa
Nel frattempo, tornando alla vicenda da cui tutto è cominciato, Sam Bankman-Fried, il fondatore ed ex amministratore delegato di Ftx, si presenterà oggi in tribunale, dove dovrebbe annunciare ufficialmente la sua intenzione di non opporsi all’estrazione concessa dal governo Bahamas agli Stati Uniti. Il 30enne avrebbe deciso di accettare l’estradizione nella convinzione che i giudici americani lo rilascino su cauzione.
Al tempo stesso, il nuovo management di Ftx vuole recuperare le donazioni effettuate da Bankman-Fried e altri manager ai politici americani e ai gruppi loro affiliati. Lo riporta il Wall Street Journal, sottolineando che la leadership della piattaforma di trading di criptovalute è stata avvicinata da molti di coloro che hanno ricevuto donazioni intenzionati a restituire i fondi ricevuti. Bankman-Fried e altri membri della sua squadra hanno contribuito con 70 milioni di dollari alle campagne elettorali degli ultimi 18 mesi.
Il Comitato di raccolta fondi al Senato (Pac) schierato con i democratici, per esempio, ha annunciato che restituirà i tre milioni di dollari in donazioni ricevuti da Ftx. “A seguito delle gravi accuse contro Ftx la maggioranza del comitato aveva accantonato gli importi dei contributi di Sam Bankman-Fried e Nishad Singh con l’intenzione di restituire i fondi una volta ricevute indicazioni dalle forze dell’ordine federali”, ha dichiarato la portavoce alla Cnbc.
Bankman-Fried ha contribuito con oltre 5,4 milioni di dollari ad altri Pac allineati con il Partito Democratico alle elezioni del 2020, mentre per le elezioni di Midterm ha distribuito quasi 40 milioni di dollari. Anche il sito di informazione indipendente Pro-Publica restituirà 1,6 milioni di donazioni ricevuti dalla fondazione della famiglia Bankman-Fried
E il miner Core Scientific va verso il fallimento
Intanto sta montando un altro caso destinato a scuotere ulteriormente il mondo dei criptoasset. Core Scientific, una delle più grandi società di mining quotate in borsa negli Stati Uniti, dovrebbe presentare nelle prossime ore istanza di protezione dal fallimento secondo il Capitolo 11. A dirlo è la Cnbc, citando una persona a conoscenza della questione. La società continuerà a operare normalmente raggiungendo un accordo con i titolari di titoli di sicurezza senior. La notizia arriva dopo che uno dei maggiori creditori di Core Scientific, B. Riley Financial, aveva offerto 72 milioni di dollari la scorsa settimana per evitare il fallimento del gruppo.
Il miner con sede ad Austin, in Texas, che opera in Georgia, Kentucky, North Carolina e North Dakota, estrae risorse digitali, tra cui monete come bitcoin ed ethereum, ed è stato sottoposto come altri suoi omologhi a forti pressioni: la loro redditività è diminuita a causa del crollo dei prezzi delle criptovalute e dell’aumento dei tassi energetici, che a loro volta hanno portato al fallimento di altri importanti finanziatori di criptovalute come Celsius Network e Voyager Digital.