IL CASO

Cambridge Analytica, Meta paga 725 milioni per chiudere la class action

La società di Mark Zuckerberg ha accettato di risolvere la vertenza con il gruppo di utenti che nel 2019 aveva portato la piattaforma in tribunale per violazione della privacy. Si tratta del più grande esborso dell’azienda per una causa legale collettiva

Pubblicato il 23 Dic 2022

giustizia

Meta ha accettato di pagare 725 milioni di dollari per risolvere la class action che accusava il gigante dei social media di aver consentito a terzi, tra cui Cambridge Analytica, di accedere alle informazioni personali degli utenti.

Lo sviluppo del caso

L’accordo proposto, che è stato divulgato attraverso un deposito in tribunale nella tarda serata di ieri, porrà per l’appunto fine allo scandalo Cambridge Analytica, innescato dalle rivelazioni nel 2018, secondo cui Facebook aveva consentito alla società di consulenza politica britannica di accedere ai dati di ben 87 milioni di utenti.

Sono dunque state riconosciute come veritiere le affermazioni degli utenti di Facebook secondo cui la società di Mark Zuckerberg ha violato varie leggi federali e statali consentendo agli sviluppatori di app e ai partner commerciali di raccogliere i loro dati personali senza il loro consenso su base diffusa.

Gli avvocati degli utenti hanno affermato che Facebook li ha indotti a pensare di poter mantenere il controllo sui dati personali, quando in realtà ha consentito l’accesso a migliaia di estranei preferiti.

Facebook ha sostenuto che i suoi utenti non hanno alcun legittimo interesse alla privacy per le informazioni che hanno condiviso con gli amici sui social media. Ma il giudice distrettuale degli Stati Uniti Vince Chhabria ha definito quella visione “del tutto sbagliata” e nel 2019 ha ampiamente consentito al caso di andare avanti.

I commenti delle due parti in causa

Gli avvocati dei querelanti hanno definito l’accordo proposto il più grande mai raggiunto in un’azione collettiva sulla privacy dei dati negli Stati Uniti e il massimo che Meta abbia mai pagato per risolvere un’azione legale collettiva.

“Questo storico accordo fornirà un significativo sollievo alla parti in causa in questo complesso e nuovo caso sulla privacy”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta gli avvocati principali dei querelanti, Derek Loeser e Lesley Weaver.

Meta non ha ammesso alcun illecito come parte dell’accordo, che è soggetto all’approvazione di un giudice federale di San Francisco. La società ha affermato in una dichiarazione che l’accordo era “nel migliore interesse della nostra comunità e degli azionisti. Negli ultimi tre anni abbiamo rinnovato il nostro approccio alla privacy e implementato un programma completo sulla privacy”, ha precisto Meta.

Lo scandalo Cambridge Analytica

Cambridge Analytica, ora defunta, ha lavorato per la campagna presidenziale di successo di Donald Trump nel 2016 e ha ottenuto l’accesso alle informazioni personali da milioni di account Facebook ai fini della profilazione e del targeting degli elettori. La società ha ottenuto tali informazioni senza il consenso degli utenti da un ricercatore a cui era stato consentito da Facebook di distribuire un’app sulla sua rete di social media che raccoglieva dati da milioni di suoi utenti.

Lo scandalo che ne è scaturito ha alimentato le indagini del governo sulle sue pratiche sulla privacy, provocando a cascata una serie di cause legali e un’audizione del Congresso degli Stati Uniti di alto profilo in cui l’amministratore delegato di Meta Mark Zuckerberg è stato torchiato dai legislatori.

Nel 2019, Facebook aveva accettato di pagare 5 miliardi di dollari per risolvere un’indagine della Federal Trade Commission sulle sue pratiche sulla privacy e 100 milioni per rispondere alle accuse della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti di aver ingannato gli investitori sull’uso improprio dei dati degli utenti.

Le indagini dei procuratori generali dello stato sono tutt’ora in corso, e la società sta affrontando una causa intentata dal procuratore generale di Washington.

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