Ieri le azioni di Microsoft sono scese del 5,3% a seguito di un declassamento da parte degli analisti di Ubs, i quali sostengono che il colosso del software debba affrontare una serie di criticità, in particolare nell’ambito del cloud. Insomma proprio laddove il gruppo guidato da Satya Nadella è cresciuto più rapidamente negli ultimi anni, trasformandosi in una gallina dalle uova d’oro per gli investitori. Alla base c’è la riduzione della spesa da parte di molte aziende, alle prese con l’aumento del costo del denaro.
Il declassamento del titolo da “buy” a “neutral”
Microsoft fornisce un delta anno dopo anno per Azure e altri servizi cloud, ma non dichiara un valore assoluto in dollari, né specifica quanto della crescita provenga solo da Azure. Il segmento Azure e altri servizi cloud comprende infatti, tra le altre cose, anche componenti di mobilità e sicurezza aziendale, strumenti che possono essere venduti separatamente.
L’analista capo di Ubs Karl Keirstead ha affermato che Office 365, che è stata una “macchina straordinariamente stabile negli ultimi tempi”, potrebbe vedere una crescita dei ricavi più lenta nel 2023, mentre Azure sta entrando in una “forte decelerazione della crescita” che potrebbe essere peggiore nel 2023 e nel 2024 di quanto gli investitori si aspettino, avvertendo inoltre che il mercato potrebbe raggiungere la saturazione.
Ubs ha dunque abbassato il titolo da “buy” a “neutral” e ha tagliato l’obiettivo di prezzo portandolo a una forbice compresa 50 a 250 dollari. Ovvero inferiore alla mediana di 290 dollari e alla valutazione media di “buy” di oltre 50 analisti, secondo i dati di Refinitiv.
Le azioni di Microsoft sono così scese, in controtendenza rispetto ad altri titoli tecnologici: Apple, Tesla e Meta per esempio hanno chiuso in rialzo tra l’1% e il 5%, mentre Amazon ha perso il 2% dopo che, similmente a quanto successo con Microsoft, Ubs ha abbassato l’obiettivo di prezzo del titolo.
Redmond aveva perso il 29% del suo valore nel corso 2022, ma nel complesso era riuscita a sovraperformare rispetto ai concorrenti Big Tech in un anno molto difficile per l’intero settore.