Secondo Salvatore Settis – archeologo e storico, strenuo difensore del patrimonio culturale italiano – “la forza del «modello Italia» è tutta nella presenza diffusa, capillare, viva di un patrimonio solo in piccola parte conservato nei musei, e che incontriamo invece, anche senza volerlo e anche senza pensarci, nelle strade delle nostre città, nei palazzi in cui hanno sede abitazioni, scuole e uffici, nelle chiese aperte al culto; che fa tutt’uno con la nostra lingua, la nostra musica e letteratura, la nostra cultura”. La potenza ed il fascino del patrimonio culturale italiano risiede in gran parte nel tessuto connettivo che integra nel territorio e nelle città l’incredibile quantità di beni culturali presenti nel nostro paese. La dimensione esperienziale del patrimonio culturale italiano dipende in modo fondamentale da tale tessuto connettivo che comprende, oltre alla dimensione paesaggistica cui Settis pare riferirsi, anche elementi emozionali e sensoriali i legati a persone, luoghi e situazioni quotidiani.
Le descrizioni offerte dalla geografia tradizionale non possono cogliere l’essenza dei luoghi perché non sono in grado di rendere conto del ruolo centrale rivestito dall’uomo. Occorre riscoprire una “geografia delle emozioni” che ricostruisca la dimensione affettiva a partire dalle tracce uniche lasciate dal passaggio e dall’intervento dell’uomo sul territorio.
Come intuito da Kevin Lynch – ricercatore al Mit negli anni 50, padre della nozione di “urbanistica dei sensi” – la dimensione sensoriale è un elemento inscindibile e caratterizzante dei territori urbani: nell’era dell’inquinamento – atmosferico, acustico ed olfattivo – causato dalle attività umane, diviene inaccessibile e nascosta proprio quella collezione di scorci, profumi, odori, voci e rumori che compone il tessuto più intimo, autentico e profondo delle nostre città.
Firenzesoundmap (http://www.firenzesoundmap.org/) – presentato di recente dalla stessa autrice nell’ambito di “An evening with…” al The Hub di Roma – è un progetto che nasce dall’esperienza della ricercatrice fiorentina Antonella Radicchi presso il City Design and Development Lab del Mit, con l’obiettivo di esplorare a fondo proprio la dimensione intima ed “emozionale” di Firenze, costruendone un panorama sonoro navigabile.
L’approccio è tipicamente bottom up e crowdsourced: cittadini e turisti possono inviare alla “redazione” brevi clip audio (della durata di due minuti), corredandole di un’immagine del luogo in cui è stata registrata e del suo indirizzo preciso; le informazioni sono poi rappresentate – georeferenziate – attraverso un mash up di Google Maps. Le emozioni, gli stati d’animo, le relazioni, che costituiscono il cuore dell’identità di una comunità, emergono da un quadro multidimensionale fatto di informazioni visuali, spaziali, acustiche e temporali provenienti direttamente da chi abita e vive la città. L’iconografia adottata da Firenzesoundmap permette di identificare suoni “statici” e suoni “in movimento”, supportando peraltro registrazioni effettuate utilizzando più microfoni (c.d. binaural), in grado quindi di offrire un’esperienza sonora spazializzata ed immersiva, ottimizzata per l’ascolto in cuffia.
Il sito mira a promuovere un attento ed assiduo ascolto della realtà urbana e – attraverso tale pratica – favorire una maggiore comprensione delle abitudini sociali, delle specificità culturali, della qualità della vita, degli usi reali che caratterizzano le città, ed una rinnovata attenzione verso i suoi aspetti usualmente celati allo sguardo. L’apertura ai contributi esterni che informa il progetto si riflette peraltro nella licenza copyleft scelta dall’autrice per i contenuti presentati dal sito – Creative Commons BY-NC-SA – ed ancor più nel contributo apportato alla piattaforma Open Data lanciata negli ultimi mesi dal Comune di Firenze – primo esempio di contributo spontaneo della cittadinanza alle informazioni messe a disposizione dai portali istituzionali.
La città che emerge dai panorami sonori di Firenzesoundmap è più Smart perché capace di ascoltare se stessa in modi nuovi, complementando gli approcci quantitativi e scientifici propri della gestione urbana con un punto di vista multidimensionale e qualitativo che può rivelare indizi tenui sulle modalità concrete di esperire gli spazi urbani da parte di cittadini e turisti.