Tim colloca un nuovo bond. È di 850 milioni di euro l’ammontare del prestito obbligazionario high yield lanciato ieri che ha trovato il favore del mercato: la domanda ha di gran lungo superato l’offerta con 2,5 miliardi di richieste. Il titolo senior pagherà una cedola annua del 6,875%, sotto la guidance che lo indicava al 7%.
L’operazione è guidata da Goldman Sachs e Jp Morgan come Global Coordinators e Physical Bookrunners. Bnp Paribas, Credit Agricole, Unicredit, Sumitomo Mitsui Banking Corporation e Mitsubishi UFJ Financial Group sono i joint bookrunners.
Le reazioni delle agenzie di rating
L’agenzia di rating Moody’s ha assegnato un rating B1 alle nuove obbligazioni senior unsecured ma con outlook negativo. I proventi di questa emissione di debito, si legge nella nota di Moody’s, “saranno utilizzati per aumentare la liquidità dopo il rimborso delle obbligazioni Mtn senior unsecured da 1 miliardo di euro scadute il 16 gennaio 2023 e per far fronte parzialmente al rifinanziamento delle prossime scadenze nel 2023”.
L’operazione segna anche il ritorno di Telecom Italia al mercato obbligazionario per la prima volta da gennaio 2021, “il che aiuterebbe la gestione della liquidità”, secondo l’agenzia.
Inoltre, nota Moody’s, “l’operazione è leverage neutral e consente a Telecom Italia di anticipare la scadenza di parte dei pagamenti del debito al 2023 in un momento di significative esigenze di rifinanziamento. Tuttavia, a causa delle mutate condizioni di mercato, i tassi di interesse sul nuovo debito senior unsecured sarà probabilmente superiore al debito ritirato, con un impatto negativo sul freee cash flow”, afferma Ernesto Bisagno, VP-Senior Credit Officer di Moody’s.
Secondo le attese dell’agenzia, inoltre, la redditività di Tim si riprenderà nel 2023. Dopo una “performance operativa che si è stabilizzata nel 2022, con l’Ebitda del terzo trimestre 2022 in aumento dell’1,7% rispetto al secondo trimestre 2022”, Moody’s ora si aspetta che l’Ebitda rettificato “diminuisca nell’intervallo a una cifra media nel 2022 e inizi a riprendersi nel 2023”.
“Tuttavia – proseguono gli analisti -, a causa dell’elevato fabbisogno di spese in conto capitale e del probabile aumento dei costi di finanziamento, il flusso di cassa libero rimarrà negativo tra i 200 e i 300 milioni di euro all’anno nel periodo 2022-23”. L’agenzia di rating prevede che la leva finanziaria “rimarrà al di sotto di 5x nel 2022, meglio del 5,4x previsto a luglio 2022”.
La liquidità di Tim secondo Moody’s è adeguata, con attese pari a circa 5 miliardi di euro e 4 miliardi di euro disponibili nell’ambito dei suoi accordi di linea di credito revolving senior unsecured con scadenza nel 2026.
Fitch, invece, ha assegnato al bond un rating atteso di BB-.
Il dossier rete nazionale
Intanto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, torna sul tema caldo del dossier rete nazionale. “In tutti i dossier la linea è che si rafforza la presenza dello Stato ma mai a scapito dell’investitore straniero”, ha sottolineato, nel suo intervento all’apertura del salone Vicenza Oro.
“Per la rete ci stiamo muovendo così bene in questo percorso che ci porterà a realizzare una rete nazionale – non l’unica rete, una rete nazionale – a controllo pubblico ma rispettando l’investitore straniero, che è cosi convinto del clima che si è creato che ha annunciato nuovi investimenti in Italia”, ha sottolineato Urso, citando esplicitamente Vivendi.
“Con questo clima e questa prospettiva mi auguro che ci siano altri significativi investimenti, peraltro in una frontiera tecnologica che è il futuro più avanzato anche per quanto riguarda il sistema digitale”, ha concluso.
Intanto slitta dal 25 al 26 gennaio l’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla rete di Tim con i rappresentanti delle istituzioni (ministero e dipartimento dell’Innovazione) e dei principali soci del gruppo telefonico, cioè Vivendi e Cdp. Per Vivendi, secondo quanto si apprende, non è atteso il ceo Arnaud de Puyfontaine, da poco dimessosi dal cda di Tim, ma ci sarà l’advisor della media company, Daniele Ruvinetti.
Al confronto parteciperà, per la prima volta da quando sono iniziati i confronti l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola. La presenza del manager è da leggere nell’ottica di dare il contributo dell’azienda per la risoluzione dei problemi del settore, come ha spiegato lui stesso, e non quindi sulle ipotesi di soluzione da adottare per la rete. “Siamo stati invitati a dare un contributo sulle varie misure di politica industriale e su questo parteciperemo”, ha detto Labriola nei giorni scorsi.
Il 25 gennaio è invece in programma un nuovo round di incontri sul settore telco con gli operatori al dipartimento dell’Innovazione, con il sottosegretario Alessio Butti.
Il cda di Tim
Il 18 gennaio Tim ha riunito il cda sulla quale, però, non è stata diffusa nessuna nota ufficiale. Ma qualcosa è trapelato. Stando a quanto risulta il consiglio di amministrazione di Tim avrebbe fatto un primo punto sul nuovo piano industriale, che sarà ufficialmente presentato il 14 febbraio. E sarebbe stato fatto il punto anche sul bilancio 2022 che da quanto emerge potrebbe essere al di sopra delle aspettative degli analisti con un debito netto intorno ai 20 miliardi.
Qualche indiscrezione trapela sul dossier più scottante, quello sulla rete nazionale. La seconda offerta targata Cdp-Macquarie (dopo quella andata in fumo a seguito del memorandum di maggio 2022) potrebbe essere presentata dopo il tavolo del Governo del 25 gennaio ma prima del cda di Tim del 14 febbraio sul nuovo piano industriale. E stando ai rumors, in occasione del prossimo cda l’Ad Pietro Labriola chiederebbe la delega per negoziare un’offerta vincolante, da portare in assemblea per l’approvazione dei soci. “Le tempistiche ci sembrano realistiche e coerenti con quanto circolato già recentemente e confermerebbero l’accelerazione sul dossier”, sottolineano gli analisti di Equita. Concordano i colleghi di Intermonte che evidenziano “un’accelerazione delle tempistiche per l’offerta non vincolante su Netco.
Banda ultralarga e Pnrr, Tim chiude la prima milestone
Intanto il Gruppo chiude la prima fase dei Piani relativi ai bandi ‘Italia 1 Giga’ e ‘5G backhauling’ nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). La prima milestone del piano di interventi infrastrutturali del bando Italia 1 Giga si è conclusa con la realizzazione di collegamenti ultrabroadband per oltre 14.100 civici in 90 Comuni italiani previsti nei lotti vinti. Inoltre, in 95 Comuni facenti parte dei lotti che Tim si è aggiudicata nel bando ‘5G Backhauling,’ sono state realizzate le opere necessarie ad attivare le infrastrutture di rete mobile 5G per la fornitura di servizi evoluti in oltre 150 siti.
Con riferimento al Piano ‘Italia 1 Giga’, il raggruppamento composto da Tim e FiberCop si è aggiudicato 7 dei 15 lotti messi a bando da Infratel Italia, per un valore di oltre 1,6 miliardi di euro di finanziamento, ai quali si aggiungono circa 700 milioni di euro di investimento diretto da parte del Gruppo Tim. Le Regioni interessate sono Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Abruzzo, Molise, Sardegna, Umbria, Marche, Calabria e Basilicata, più le Province autonome di Trento e Bolzano.
Tim, inoltre, in qualità di unica aggiudicataria del Piano di Backhauling per il rilegamento in fibra dei siti radiomobili 5G, sta portando nei 6 lotti vinti (che riguardano l’intero territorio nazionale) le infrastrutture necessarie a realizzare una rete mobile più performante. Il finanziamento pubblico corrisponde a 700 milioni di euro, a cui si sommano 100 milioni di euro di investimento diretto.