Chi, come noi, sperava che le elezioni portassero finalmente chiarezza nella gestione del Paese e consentissero di installare a Palazzo Chigi una guida sufficientemente robusta per portare l’Italia fuori dalla crisi politica, istituzionale ma anche economica, con scelte mirate alla crescita (valorizzando a fondo le enormi potenzialità insiste in investimenti Ict e pratiche digitali), è andato deluso.
L’incertezza è destinata a durare a lungo: settimane o forse mesi in vista di nuove elezioni sempre più probabili o di un qualche (precario?) accordo di governo. Ciò non significa che con la politica anche il mondo debba fermarsi. Il governo Monti è ancora in carica ed i limiti dell’ordinaria amministrazione sono sufficientemente vaghi per consentirgli iniziative “su problemi seri, urgenti e di fondo del Paese”, prendendo a prestito la frase con cui il presidente Napolitano ha spiegato il ruolo dei tanto discussi “facilitatori”.
Tra le questioni urgenti di cui il governo Monti dovrebbe secondo noi occuparsi è rimettere in marcia l’Agenzia Digitale, rimasta in mezzo al guado. A renderla operativa non bastano né la nomina del direttore generale (Agostino Ragosa), né il varo dello statuto (peraltro non ancora licenziato dalla Corte dei Conti). Manca ancora l’indicazione dei componenti del comitato di indirizzo e, cosa ancor più paralizzante, sono sempre in lista d’attesa i decreti attuativi che dovrebbero finalmente affidare a Ragosa gli strumenti per iniziare ad operare sul serio.
A noi sembrano atti di ordinaria amministrazione, volti a dare efficacia a leggi già varate dal Parlamento. Capiamo che le forze politiche che non vedano di buon occhio che un governo dimissionario intervenga su temi così rilevanti. Eppure, è proprio questa rilevanza a rendere necessaria un’iniziativa urgente del governo. Dalla trasformazione digitale della PA può venire una spinta importante al rilancio dell’economia, proprio grazie al formidabile effetto volano degli investimenti in Ict. Perché attendere?
Del resto, come rileva Napolitano, a garanzia delle prerogative del Parlamento vi sono le commissioni speciali del Senato e della Camera per l’esame di atti di governo. Tanto più che in più occasioni tutte le forze politiche si sono dette favorevoli agli obiettivi dell’Agenda Digitale.