LA CASSAZIONE

Tim: Vivendi non ha il controllo di fatto. Tradotto: non deve consolidare il debito

Respinto il ricorso della Consob contro il Consiglio di Stato: fine di una vicenda che va avanti dal 2017 a suon di battaglie legali fra le varie parte in causa. E che soprattutto cambia pesi e oneri in capo all’azionista francese nella trattativa sulla rete

Pubblicato il 25 Gen 2023

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Vivendi non ha il controllo di fatto di Tim: è quanto stabilito dalla Corte di Cassazione a sezioni unite che ha bocciato il ricorso della Consob contro la decisione del Consiglio di Stato che aveva annullato, su ricorso di Tim e Vivendi, sia la deliberazione della Commissione che qualificava il rapporto partecipativo di Vivendi in Telecom Italia in termini di controllo di fatto sia la decisione del Tar a favore della Consob. La decisione risale a ottobre scorso ma l’ordinanza è stata depositata ieri.

La partecipazione iniziale di Vivendi era pari al 6,66% nel 2015 poi salita al 23,925%. Secondo la Consob tale quota era sufficiente a determinare il controllo societario di fatto avallando dunque la possibilità in capo a Vivendi della nomina della maggioranza dei consiglieri di amministrazione di Tim il 13 settembre del 2017.

Vivendi non è obbligata a consolidare il debito

Ma al di là degli aspetti legali il pronunciamento della Cassazione ha un valore fondamentale: non avendo il controllo della telco l’azionista francese non ha obblighi sil fronte del consolidamento del debito. Una questione non da poco anche e soprattutto nell’ambito della trattativa sul dossier rete unica.

Il Tavolo del Governo sulla rete unica

A proposito di rete unica – in attesa del tavolo del Governo che si terrà domani 26 gennaio- da quel di Bruxelles il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso ha detto ai giornalisti che il progetto per la rete nazionale a controllo pubblico “può innervare vantaggio competitivo per l’Italia”. “Il punto fermo è la rete nazionale a controllo pubblico e quindi a guida di Cassa Depositi e Prestiti. Questo significa che anche altri attori possono partecipare nel realizzare questo progetto“, ha aggiunto il ministro.

Asstel intanto ha ribadito all’esecutivo – in occasione di un incontro odierno con il Sottosegretario Alessio Butti – la necessità di intervenire con urgenza per aiutare il settore Tlc. In particolare, è stato ribadito al sottosegretario che il settore necessita di una politica industriale e di misure a partire dall’adeguamento dei limiti elettromagnetici e dall’assegnazione della banda larga 6 GHz. Riflettori anche l’applicazione dell’aliquota Iva ridotta al 5% e sulla necessità di accompagnare il processo di evoluzione del lavoro attraverso la creazione di percorsi formativi permanenti di upskilling e reskilling.

Le tappe della vicenda del controllo da parte di Vivendi

Era agosto del 2017 quando Vivendi confermava di non esercitare alcun controllo di fatto su Telecom Italia: “La partecipazione detenuta in Telecom Italia, infatti, non è sufficiente a determinare alcuno stabile esercizio di una influenza dominante sulle assemblee dei soci di Telecom Italia. A tal proposito, da tutti i dati empirici – ivi inclusa la presenza alle assemblee ordinarie dei soci di Telecom Italia a decorrere dal 22 giugno 2015 fino al 4 maggio 2017, la partecipazione detenuta dai presenti e l’esito delle deliberazioni assunte – emerge univocamente che Vivendi non detiene una posizione di controllo nelle assemblee ordinarie dei soci di Telecom Italia”. Questa la nota di Vivendi diffusa a suo tempo su richiesta della Consob tramite l’omologa francese Autorité des Marchés Financiers (Amf).

A settembre del 2017 il cda di Tim decideva di impugnare la decisione della Consob: “Nell’assicurare la piena ottemperanza della Società alla disciplina che la qualificazione così effettuata comporta, il Consiglio di Amministrazione ha nondimeno confermato, a maggioranza, la volontà già annunciata di impugnare la decisione agendo presso le sedi competenti”.Nonostante il pressing dei consiglieri indipendenti di Assogestioni (Ferruccio Borsani, Lucia Calvosa, Francesca Corneli, Dario Frigerio e Danilo Vivarelli) che avevano convocato il consiglio stratordinario per scongiurare il ricorso alla delibera della Consob che aveva “addebitato ai francesi il controllo di fatto della società – Vivendi detiene il 23,9% del capitale – il cda di Tim decideva dunque di impugnare la decisione della Consob.

Nel luglio 2018 una delibera dell’Agcom confermava la decisione della Consob: Vivendi non ha più il controllo di Telecom Italia. “Il nuovo cda con i francesi in minoranza ha fatto cadere l’influenza dominante”. A seguito del rinnovo del cda di Telecom Italia del 4 maggio 2018 “non appare più sussistere in capo a Vivendi una situazione di controllo o di influenza dominante su Telecom ai sensi dell’art.2359, commi 1 e 2 del codice civile e dell’art.43 commi 14 e 15 del Testo unico delle comunicazioni”.

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