Un piano complessivo del valore di 27 miliardi. Fioccano le indiscrezioni sull’offerta presentata a Tim dal fondo americano Kkr. Un piano che sarebbe così articolato: sul piatto 18 miliardi per rilevare Netco (gli asset di rete fissa al netto del backbone) più un “premio” da 2 miliardi in caso di via libera da parte della Ue al progetto di integrazione Tim-Open Fiber; 7 miliardi di investimenti per spingere l’infrastrutturazione a banda ultralarga.
Quanto vale la rete Tim
Sempre stando a indiscrezioni di stampa Kkr avrebbe valutato 6,75 miliardi la rete primaria (dalle centrali agli armadi) e 10 miliardi quella secondaria (ossia la porzione in capo a Fibercop, dagli armadi agli edifici). A cui si aggiungerebbero 1,25 miliardi di valutazione per Sparkle che dunque potrebbe rientrare nel perimetro dell’offerta.
Il cda di Tim
Il cda di Tim si riunirà il 24 febbraio per discutere sul dossier e decidere il da farsi, dunque prima del termine di durata dell’offerta (4 settimane a partire dal primo febbraio). E la telco guidata da Pietro Labriola ha ribadito che “l’offerta non vincolante è solo indicativa e soggetta ad approfondimenti, analisi e valutazioni che saranno condotti nel frattempo, anche interloquendo con Kkr. Come già reso noto, Tim è pronta a considerare altre opzioni alternative”. Sei gli advisor chiamati a valutare le condizioni dell’offerta: per Tim ci sono Goldman Sachs, Mediobanca e Vitale; Jp Morgan, Moran Stanley e Citi per il fondo Kkr.
Le mosse di Cdp e il ruolo di fondi e banche
Riguardo a Cassa depositi e prestiti la “controfferta” è attesa al tavolo del cda il 23 febbraio, dunque il giorno prima del cda di Tim. Stando a quanto si apprende nella partita potrebbero entrare altri soggetti – oltre al fondo Macquarie che detiene il 40% di Open Fiber – i primis i canadesi di Brookfield, ma anche Blackstone, Gip. Riflettori anche sulle banche: potrebbero scendere in campo Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bnp Paribas e Credit Agricole.
Tutti d’accordo sul da farsi?
Secondo molti osservatori i fondi – a partire da Kkr e Macquarie – starebbero in realtà lavorando tutti a stretto contatto per trovare la quadra finale in un piano articolato per ridistribuire oneri e onori e soprattutto per garantire tutte le risorse necessarie per portare a casa prima l’operazione Netco e poi quella della rete unica con Open Fiber. Il tutto con regia e governance pubblica, alias quella di Cdp.
La posizione del Governo
Prudenti le dichiarazioni degli esponenti del Governo: “È un dossier molto complesso, sul quale siamo molto attenti. Si tratta di un’azienda quotata (Tim, ndr), e quindi è bene essere prudenti. È un dossier che stiamo seguendo con molta attenzione”, ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Dichiarazione che fa il paio con quella del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Credo che non potremo giudicare l’offerta di Kkr, che, peraltro, ancora non conosciamo dettagliatamente, esclusivamente secondo i principi di redditività o profitto perché la rete è un’infrastruttura strategica per il Paese e bisogna capire come vengano garantiti gli interessi generali”.
Da parte sua il ministro per le Imprese, Adolfo Urso ribadisce che “la volontà del governo è quella di realizzare una rete nazionale che raggiunga l’ultimo straordinario borgo del nostro paese consentendo quella connettività e quella competitività che le imprese e le famiglie italiane meritano, una rete a controllo pubblico”.
“La rete è un asset nazionale, come ribadito dal Presidente del Consiglio, e il governo è impegnato ad assicurare all’Italia una rete a controllo pubblico, come è nei grandi Paesi europei”, ha evidenziato in un intervento sul Corriere della Sera Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione. ” Impossibile pensare che la partita possa ridursi ad uno schema di percorribilità finanziaria senza altro. Le soluzioni sin qui proposte dovranno pertanto confrontarsi con questo obiettivo di interesse nazionale, assicurando occupazione e crescita. La direzione giusta è specificata nel programma di governo e occorre percorrerla con coerenza sino in fondo”.
La posizione dei sindacati
In allarme i sindacati che considerano l’offerta di Kkr “un ulteriore elemento che complica la già articolata situazione” ma soprattutto “in contraddizione con le dichiarazioni politiche che abbiamo attentamente registrato nei giorni scorsi, da varie parti del Governo, nelle quali si ribadisce la necessità di avere un controllo dello Stato per questo strategico ed importantissimo asset del Paese e la massima attenzione per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali”. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente con Meloni.
Al rialzo il titolo Tim
Dall’annuncio dell’offerta da parte di Kkr sono al rialzo le performance del titolo Tim in Borsa nonché i giudizi degli analisti. Equita dopo il buy della settimana scorsa alza la valutazione da 0,39 a 0,41 euro per azione.